domenica 16 agosto 2009

Il mio incontro con S.

Conobbi S. per caso, una sera, in chat. Forse lei cominciò a desiderarmi fin da quella sera. Non so perché. Continuammo ad incontrarci in chat, senza rivelare i nostri veri volti.

S. imparò ad aspettarmi, in chat, indossando una gonna corta, in modo da potersi velocemente sfilare le mutandine, quando io glielo ordinavo. Imparò a restare seduta, davanti alla tastiera, con la gonna sollevata, e le natiche a diretto contatto con la sedia. Imparò ad infilare le mani sotto le sue natiche, allargandole, in modo da sentirsi ancora più aperta, esposta, mentre leggeva sullo schermo i miei messaggi. Di solito, io cominciavo descrivendo come avrei usato la sua bocca, senza riguardi, spingendo il mio sesso fino in fondo alla sua gola.

S. era felice di eseguire i miei ordini in chat. Di essere la mia puttana virtuale. Cominciai a chiamarla sul cellulare, dopo averla fatta eccitare in chat, per darle direttamente, a voce, i miei ordini.

S. era pronta. Volevo che conoscesse il sapore del mio sesso. Ci incontrammo, come per caso, in un bar, in un grande centro commerciale. Mentre parlavamo del più e del meno, in mezzo alla folla, io scrutavo il suo viso, per capire, se dopo, sarebbe stata mia.

S. mi chiese accompagnarla alla mia auto, senza dirmi cosa aveva deciso. Quando entrò in auto, si sfilò le mutandine, in silenzio. Poi mi guardò. Io la baciai dolcemente sulla bocca, e guidai l'auto verso un posto appartato, frequentato dagli innamorati. Mentre guidavo, una mano era tra le sue gambe, sul suo sesso, e lo accarezzava. Lei aprì le gambe, per essere più accessibile. Dopo un po', il suo sesso era già bagnato.

Quando arrivammo, fermai l'auto, estrassi il mio sesso già duro, e la guardai. Lei si chinò su di me, socchiudendo gli occhi, e sfiorando la punta del mio fallo con la sua lingua. Poi lo ingoiò lentamente, sospirando, come un dono che desiderava da tempo.









lunedì 3 agosto 2009

L’educazione di S.

S. sta imparando a servirmi. Se la bacio, la sua bocca si apre languidamente per me, e tutto il suo corpo si abbandona. Quando è con me, non deve mai usare mutandine. Lei lo sa, glie l'ho insegnato. Se le mie mani vanno sotto la sua gonna, lei apre le gambe, obbediente. E spinge il bacino in avanti, per offrirmi meglio il suo sesso.


Ormai, quando le mie dita accarezzano il sesso di S., lo trovano già pronto, aperto. Mi piace che lei sia cosi' cagna, con me. Mi piace sentirla mugolare di piacere, quando la penetro con le dita. E poi, ad un mio cenno, è pronta a mettersi in ginocchio, piegata in avanti, sul divano. Con le gambe ben aperte, ed il sesso esposto, in attesa di essere penetrata dal mio fallo. Lei lo riceve con gioia, ogni volta, come un dono inaspettato.


E' ora di completare l'educazione di S. . Di usare la sua apertura più stretta. E di rendere quell'apertura agevole, facile da usare, come il suo sesso. La prima volta, non sarà facile forzarla. Ma sarà bello. Lei sarà mia, completamente.


S. è piegata sul divano, aperta, tremante, in attesa di essere penetrata. Le mie dita, muovendosi dentro di lei, la fanno eccitare più del solito. Volutamente. Poi, bagno un dito con la saliva. E lo infilo, lentamente, nel suo ano. Lei cerca di ribellarsi, per il dolore, per la vergogna. Ma con l'altra mano la tengo ferma, premendo la sua schiena sul divano. Spingo a fondo, e poi muovo veloce il mio dito dentro di lei, arrivando, alla fine, a strapparle mugolii di piacere. Finchè il piacere vince sul dolore e sulla vergogna.


Ora, S. è pronta per essere sodomizzata. Appoggio la punta, dolcemente ma con fermezza, nella fessura tra le sue natiche. Le allargo con le mani, e comincio lentamente a penetrarla.












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domenica 2 agosto 2009

Sogno del bosco



Stanotte ho sognato di essermi inoltrato nel fitto di un bosco. Camminavo lentamente nella penombra, aspirando i profumi lievi che provenivano dagli alberi, dall'erba, dai cespugli. A volte mi fermavo per accarezzare la morbidezza del muschio che copriva la corteccia di un albero.

Da un cespuglio di felci ho visto emergere una donna, nuda, selvatica, che camminava a quattro zampe con un passo elastico, da fiera. Mi si è avvicinata cautamente, con diffidenza, fiutandomi. L'ho accarezzata, prima timidamente, poi con più sicurezza. Ho percorso le sue labbra con le dita. Ho accarezzato i suoi capezzoli fino a farli diventare duri. Ho baciato i suoi capelli. Ho fatto dischiudere il suo sesso sotto le mie dita. L'ho sentita aprirsi, bagnarsi, mugolare di piacere.

Poi è scappata, nascondendosi di nuovo in mezzo alle felci, nel fitto del bosco. Ho ripreso la mia strada. Chissà se la rivedrò ancora.

domenica 10 maggio 2009

L'odore di F.

Spesso F. spariva, per intere settimane. Quando tornava a casa, si spogliava lentamente davanti a me, si inginocchiava e restava in attesa, in silenzio, aspettando che le mettessi il suo collare. Poi, come in un rito, aspettava che offrissi il sesso alla sua bocca. E lo accoglieva con gioia.

Finché non avesse deciso di ripartire, F. sarebbe stata ancora una volta mia, completamente mia. Avrei potuto usarla come desideravo: nulla mi sarebbe stato negato. Finché fosse rimasta con me, sarebbe rimasta completamente nuda, a parte il collare. Avrebbe dovuto bere e mangiare da una ciotola per cani, stando a quattro zampe, senza usare le mani.

Quando ero via, F. era libera di aggirarsi per la mia casa, e per il mio giardino. Camminava lentamente, con un passo flessuoso, regale, da pantera. D'estate, amava restare sdraiata sull'erba, all'ombra degli alberi, in un punto dove c'era sempre una lieve brezza. Quando tornavo a casa, mi aspettava nel soggiorno, in ginocchio. Potevo sentire l'odore selvatico e dolce della sua pelle. Mi avvicinavo a lei, e restavo immobile, col sesso già eretto, separato dal suo viso solo dalla stoffa sottile dei miei vestiti. Lei apriva i miei pantaloni ed estraeva il mio sesso. Poi lo succhiava, quasi assorta, guardandomi fisso negli occhi. Era il suo modo per dirmi che voleva essere, ancora una volta, completamente mia.

Questo era solo l'inizio del nostro gioco. Ad un mio cenno, lei riponeva il mio sesso nei pantaloni, e si metteva carponi, con le gambe ben aperte, come le avevo insegnato. Le mie dita accarezzavano il suo sesso, facendolo bagnare e schiudere. Aspiravo il suo odore selvatico, speziato, inebriante. Poi le mie dita entravano nel suo ano, che lei apriva arrendevolmente per me. Dopo questo rito, potevo usarla come desideravo.

Quando ero a casa con F. , anch'io preferivo restare nudo. Se ero seduto alla scrivania, lei si accucciava ai miei piedi. Conosceva perfettamente i ritmi del mio desiderio. Quando sapeva che non l'avrei rifiutata, si inginocchiava tra le mie gambe, prendeva il mio sesso tra le labbra, e lo succhiava lentamente, fino a che non riempiva la sua bocca. Poi mi guardava, in attesa. Senza usare parole, solo con le mani, io le indicavo se desideravo usare il suo sesso, oppure la sua apertura più stretta. A volte preferivo restare seduto alla scrivania, e continuare ad usare la sua bocca, afferrandole i capelli per guidare i suoi movimenti. Quando stavo per raggiungere il massimo del piacere, la mia stretta sui suoi capelli si faceva sempre più forte, in modo da spingere il sesso in fondo alla sua gola, togliendole il respiro, fino a che il mio seme non schizzava dentro di lei.

Dopo avermi soddisfatto, F. ripuliva il mio sesso con la bocca, fermandosi ogni tanto per guardarmi, con un viso da scolaretta soddisfatta. Poi, si accucciava di nuovo vicino a me, in attesa. Ogni tanto, stiracchiandosi, mi sfiorava le gambe.

A volte, se mi desiderava più del solito, strofinava lentamente il suo sesso, aperto e bagnato, sulle mie gambe. Poi si girava, e prendeva il mio sesso, che ora sapeva già turgido, tra le labbra, guardandomi con aria innocente.

Nel folto tappeto sotto la mia scrivania potevo sentire l'odore della pelle di F., e del suo sesso. A volte, se lei era andata via, l'odore di quel tappeto accendeva la mia nostalgia, ed il mio desiderio. Ma sapevo che F. sarebbe tornata da me.






NdA. Le fantasie erotiche esposte in questo racconto sono proprietà privata di Mademoiselle F.



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sabato 9 maggio 2009

F., la mia nuova cagnetta

Ho sempre amato la solitudine. E poi, trascorro a casa così poco tempo, che non ne ho per sentirmi solo.
Fuori casa, ci sono il lavoro, gli amici. A volte, c'è qualche donna da amare, ma solo per fare sesso, finchè uno dei due (di solito lei) non si stanca.
A casa, c'è il silenzio, il rumore del vento sulle foglie degli alberi del mio giardino.
Avevo pensato di prendere dei cani, da tenere nel mio giardino. Ho sempre amato i cani, e nel giardino c'è molto spazio. Avrei voluto prenderne due, un maschio ed una femmina, perchè non si sentissero soli.
Mi avevano consigliato un buon negozio di animali. Quando entrai nel negozio, provai una sensazione strana. Il commesso mi guardò negli occhi e, senza neanche lasciarmi parlare, mi disse "Ho ciò che fa per lei". Poi mi fece cenno di seguirlo nel retro. Là, semidraiata dentro una grande gabbia immersa nella penombra, c'era una donna completamente nuda. Una bella ragazza dai grandi occhi verdi. "Si chiama F." mi disse il commesso "ed è molto ben addestrata".
Il commesso aprì la porta della gabbia, e F. uscì in silenzio, camminando a quattro zampe. Venne subito verso di me. Aveva un odore selvatico, ma buono, simile a quello di una gatta.
F. si fermò davanti a me, si inginocchiò e, dopo avermi guardato negli occhi, aprì i miei pantaloni ed estrasse il mio sesso. Cominciò a succhiarlo, con dedizione, fermandosi ogni tanto per guardarmi negli occhi. Quando la mia erezione riempì la sua bocca, nei suoi occhi apparì una luce di soddisfazione, simile a quello di una scolaretta felice per il buon voto che sta per prendere all'interrogazione.
Sempre più eccitato, premetti le mani sulla nuca di F. , e spinsi il mio sesso a fondo, sempre più a fondo, nella sua gola. Lei mi accettò con gioia, anche se a volte le mancava il respiro. Continuai a muovere il mio sesso nella sua bocca, fino a che il mio seme non sgorgò e, poco dopo, mi placai. Quando estrassi il mio sesso dalla sua bocca, lei mi guardò, quasi con orgoglio, ed ingoiò il mio seme. Poi si rimise a quattro zampe, si girò, allargò bene le gambe, e strusciò il suo sesso sulla mia gamba. Il suo sesso era caldo, aperto, bagnato.
"La compro" dissi al commesso. Poco dopo uscivo dal negozio, portando al guinzaglio F. , che mi seguiva orgogliosa, completamente nuda, camminando a quattro zampe.








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lunedì 4 maggio 2009

La mia prima cagna

E. diceva di amarmi. Non era solo una questione di sesso: non voleva solo questo. Da mesi, mi diceva di voler essere mia, solo mia. Ma era troppo giovane per me. E poi, io non avevo tempo per lei: avevo il lavoro, le altre donne, le donne del mio passato, che continuavo a vedere, ad amare ...


Da anni io vivevo da solo, in una villetta di periferia, ma non avevo tempo per E. . La amavo, ma allo stesso tempo volevo essere libero. Lei voleva che io fossi completamente suo. E. mi aveva dato tutto di sè: aveva imparato a muovere la sua bocca, la sua lingua sul mio fallo, fino a conoscere alla perfezione i ritmi del mio piacere. Io avevo imparato ad usare alla perfezione il sesso di E. , come un strumento musicale fatto di carne, che si apriva, si bagnava e vibrava fino all'orgasmo sotto le mie dita. Superando la sua ritrosia, la sua vergogna iniziale, il mio fallo aveva prima forzato, poi scavato ed aperto anche la sua apertura piu' stretta, fino a farne un passaggio agevole, che lei mi donava volentieri.


Per mettere alla prova l'amore di E. per me, cominciai a sottoporla a prove sempre piu' umilianti, che lei accettava e superava, ogni volta piu' orgogliosa di essere all'altezza. Una sera, quando arrivo' a casa mia, fremente di gioia, di amore e di eccitazione, io la baciai sulla bocca, come sempre. Poi le dissi di inginocchiarsi, ed offrii il mio sesso eretto alla sua bocca. Dopo il rossore e l'umiliazione iniziali, lei accettò il mio sesso con gioia, come un dono. E, da allora, mi salutò sempre in quel modo. Io non glielo impedivo, anzi ... mi piaceva accarezzarle i capelli, mentre la sua bocca era su di me. E mi ero abituato, quando poi lei si rialzava e mi baciava sulla bocca, a sentire il sapore salato del mio sesso tra le sue labbra.


Un'altra volta guidai E. verso il bagno, la feci inginocchiare nella vasca, con la bocca socchiusa, e le dissi di bere la mia urina. Nascondendo il disgusto, lei bevve, sorso dopo sorso, il fiotto caldo che usciva dal mio sesso, semieretto per l'eccitazione. Quando io mi fermavo per lasciarla ingoiare, lei mi guardava fisso negli occhi, orgogliosa, con un'aria di sfida nei suoi grandi occhi verdi da bambina. Alla fine, prese in bocca la punta del mio sesso, e la succhiò in silenzio, guardandomi sempre negli occhi. Continuai ad usarla spesso in quel modo. Non era necessario portarla in bagno: sapevo che la sua bocca non avrebbe lasciato cadere neanche una goccia.


Una sera, dopo aver fatto all'amore, lei mi disse ancora una volta di volere essere mia, solo mia. Decisi di metterla alla prova. Andai in cantina, per prendere il collare di una cagna di razza labrador, che per tutta la sua vita aveva vissuto con me, e che io avevo amato. Tornai su e, in silenzio, le infilai il collare. Lei mi guardò stupita, con gli occhi verdi sgranati. Poi capì. Si mise a quattro zampe, e cominciò a leccarmi la mano. Questo fu l'inizio di una nuova storia.

 




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lunedì 9 marzo 2009

Un cuscino per terra.

Non so, forse sono io, oppure no... la prima volta che un uomo, era il mio ragazzo, aveva messo un cuscino per terra davanti ai suoi piedi, non avevo capito.

Eravamo seduti sul divano a casa sua, soli... i suoi erano fuori e sarebbero rientrati tardi. Eravamo molto eccitati, le nostre mani correvano suoi nostri corpi...

Ripensandoci, sembravano quasi in macchina, lui al posto di guida ed io al suo fianco... con la mano carezzavo la sua coscia, il suo petto; sapevo già che lui me l'avrebbe presa con la sua e portata sul gonfiore dei suoi pantaloni. MI piaceva sentire la sua voglia, la sua erezione mentre le sue mani... le sue mani si insinuavano sotto il mio reggiseno toccandomi e procurandomi piacere al contatto con le sue mani... i capezzoli erano turgidi.

La sua lingua saettava nella mai bocca, mi esplorava, si faceva succhiare, passava sui miei denti e poi cercava la mia lingua... era una lotta tra le nostre lingue, ciascuna cercava di entrare nella bocca dell'altro... ma era la mia a soccombere quasi sempre... sconfitta doveva cedere il passo alla sua, che entrava trionfante nella mia bocca, penetrandomi la cavità orale, facendomi presagire altri affondi.

Una volta che mi abbandonavo al mio conquistatore, lui cercava di aprire altri varchi nelle mie difese... poi sentivo la sua mano carezzarmi i capelli, poi diventavano due mani che iniziavano a premere sulla mia nuca... spingendomi la testa verso il basso, giù... adesso il suo sesso era lì davanti alla mia bocca... sentivo il suo odore che mi riempiva le narici, sentivo il calore del mio alito che si rifletteva sulla sua pelle.

Chiudevo gli occhi mentre le mie labbra si schiudevano per accogliere il suo sesso. Facevo il mio compitino con passione ma ancora avevo qualche riluttanza... Paura che lui venisse in bocca... che non fossi sufficientemente brava... poi improvvisamente si alzò... si mise in piedi e prese un cuscino da sopra il divano e lo buttò per terra davanti ai suoi piedi... ero certa che non aveva gradito il mio pompino...

Ma la sua erezione diceva altre cose... forse vuole fare subito l'amore, pensai, e mi sdraiai sul divano... dovette dirmelo esplicitamente... INGINOCCHIATI SUL CUSCINO quella fu la prima volta che ricevetti un ordine di tipo sessuale, anche se forse non era tale, e mi piacque tantissimo... quella posizione sottomessa... ma che che mi rendeva anche padrona del suo piacere... da quel giorno, vedere un cuscino per terra evoca in me piacevoli ricordi... e le mie ginocchia si piegano per poggiarsi sopra davanti al mio Padrone...

O

venerdì 6 marzo 2009

Devozione



Inginocchiati: il tuo padrone desidera usare la tua bocca. Desidera afferrare i tuoi capelli ed affondare tra le tue labbra il sesso gia' duro; desidera scavare fino in fondo alla tua gola, e poi spingere ancora, con forza, ritmicamente.


Tu lo accoglierai con devozione. Nel silenzio ci sarà solo il soffio dei vostri respiri.


Dopo averti usata per un tempo che non sapresti dire, lui allenterà la stretta sui tuoi capelli, estrarra' il suo sesso, lucido della tua saliva, e ti guarderà negli occhi. Ancora una volta, sarà orgoglioso della sua schiava. Asciugherà con le dita un filo di saliva che ti è rimasto sul mento; accarezzerà con la punta del fallo i tuoi capezzoli eretti, sostenendoti i seni con le mani. Si chinerà su di te, per baciare la tua bocca a lungo, con dolcezza. Poi offrirà ancora il sesso alla tua bocca, restando immobile.


Tu gli mostrerai tutta la tua devozione, prima baciando dolcemente la punta del suo fallo, poi accogliendolo tra le labbra e muovendoti come al ritmo di una musica che tu sola conosci, e poi ancora leccandolo avidamente lungo l'asta. Ti fermerai e guarderai il tuo padrone negli occhi, trepidante ma felice di essere sua, prima di ricominciare.


Quando sarà soddisfatto, lui ti stringerà contro di sè, ed affonderà ancora il sesso nella tua bocca. Lo sentirai pulsare, premere sempre piu' a fondo nella tua gola. Sentirai il suo seme sgorgare. E lui resterà ancora a lungo dentro di te, cingendoti la testa con le braccia.


Prima di allontanarsi, ti accarezzera' dolcemente sui capelli. Tu resterai con gli occhi chiusi, gustando il sapore del suo sesso, del suo seme, dentro di te.


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lunedì 2 marzo 2009

Mio Sir Stephen …

Mio Sir Stephen

La ringrazio per quello che dice di me...

Il fatto che Lei riesca a "leggere" i miei più reconditi pensieri mi turba e mi provoca uno stato d'ansia ma allo stesso tempo mi eccita sentirmi così "nuda" davanti a Lei...

Mi sento dominata da Lei... sovrastata, ma allo stesso tempo protetta.

A volte i suoi desideri, ordini per me, diventano mie necessità... quando mi chiede di fare qualcosa, qualcosa che mi colpisce, come un pugno allo stomaco, resto lì quasi stupita per la Sua richiesta... inizialmente mi sembra impossibile da accettare e poi... vorrei perdere il controllo, rifiutarmi, ma poi quel fastidio provato per la richiesta ricevuta si trasforma in sottomissione, e poi nel piacere di essere sottomessa... ma non a chiunque... sottomessa a Sir Stephen!!!

Quando Lei mi fece quest'onore, creare questo blog, indegnamente dedicato a me, ho provato un profondo senso di gioia... così come quando mi accettò come Sua proprietà... come... come ogni volta che trovo un Suo messaggio che mi preavvisa delle Sue Esigenze, invitandomi (ordinandomi) di mettermi a Sua disposizione...

Io mi sento terribilmente attratta dalla Sua personalità, e non le nego, ed anzi qualche volta gliel'ho confessato, che ho desiderato che fosse Suo il membro che in quel momento riempiva i miei orifizi... che fosse la Sua mano quella che esplorava le mie parti intime... che le Sue dita stringessero i miei capezzoli... ho spesso desiderato sentire il sapore del Suo seme sgorgare nella mia bocca...

Sua O

domenica 22 febbraio 2009

Sex toy con controllo a distanza


  


Anche oggi il tuo padrone ti ha ordinato di indossare un vibratore con controllo a distanza sotto le mutandine. Ormai sei abituata alle sue richieste. Sai cosa vuol dire sentire quell'oggetto prender vita all'improvviso, dentro di te, mentre sei al lavoro, magari assieme a dei colleghi. Devi dissimulare il piacere, stringere le gambe, restare in silenzio perchè la tua voce non ti tradisca.


Non è l'oggetto in sè la fonte della tua eccitazione: è la consapevolezza di essere un giocattolo nelle mani del tuo padrone; un giocattolo vivo, che lui conosce alla perfezione. Ma oggi hai un'importante riunione di lavoro, ed avresti preferito evitare tutto questo. Saresti tentata di disubbidirgli; ma sai che il prezzo da pagare sarebbe troppo alto: essere ignorata, forse per una settimana, forse per un mese ... scrivergli, telefonargli, implorarlo perchè ti perdoni, perchè torni a prenderti come sua schiava ...


Prima che la riunione cominci, lui ti chiama sul cellulare, e ti ordina di tenerlo acceso nella tua tasca. Capisci ancora una volta quanto lo ami, quanto desideri essere usata da lui. Ed il tuo sesso comincia a bagnarsi. Come fa spesso, lui attiva il vibratore piu' volte, ad intervalli, per qualche secondo, come se ti accarezzasse. E tu socchiudi gli occhi, concentrandoti sulle sensazioni che ti regala, immaginando le sue mani che azionano a distanza quello strumento.


Durante la riunione, ti siedi in un posto un po' distante dagli altri. I tuoi interventi sono brillanti, piu' del solito. I colleghi ti ascoltano con interesse; qualcuno con invidia. Il tuo padrone, che ti ascolta attraverso il cellulare acceso, non aziona il vibratore mentre stai parlando, come fa di solito per metterti alla prova. Evidentemente anche lui è molto interessato alle tue parole. Gli sms che t'invia dopo che hai finito di parlare ti fanno arrossire di vergogna, ma ti riempiono anche d'orgoglio. Questa volta messaggi del tipo "Brava la mia cagnetta" hanno un significato diverso dal solito: si tratta di veri complimenti. Dopo ogni sms, senti il vibratore muoversi dentro di te, ad intervalli, in modo da darti ogni volta piu' piacere.


Mentre ti abbandoni alle sensazioni che il tuo padrone ti concede, fai finta di concentrarti sui tuoi appunti; ma nascondere il tuo piacere diventa sempre piu' difficile. Le tue mutandine sono tutte bagnate.


Verso la fine della riunione, quando sei in piedi davanti a tutti per presentare le conclusioni del tuo lavoro, senti gli sguardi degli uomini fissi su di te. Sei sempre stata una donna molto sexy, e ti piacerebbe parlare a lungo, con calma, esibirti, godere della sensazione che ti danno gli sguardi di quegli uomini, fissi sul tuo corpo, mentre ti muovi lentamente nella stanza. Dopo qualche minuto, capisci che dovrai essere molto sintetica: con quello strumento tra le tue gambe, il tuo padrone non ti sta dando tregua. Hai la sensazione che il tuo sesso stia letteralmente colando.


Sei stata comunque molto brava: dopo aver finito la presentazione, i tuoi colleghi ti fanno un applauso, mentre tu ti scusi e lasci la stanza. Non riesci piu' a controllare la tua eccitazione.


Ti rifugi in bagno, ti siedi sul water, e col cellulare implori il tuo padrone di lasciarti venire. Capisci che non sara' cosi' facile. Lui ti chiede di attivare il video. Ora devi abbassare le mutandine, sfilare il vibratore e mostrargli il tuo sesso, tenendolo aperto con le dita. Provi assieme vergogna e piacere mostrandogli quel sesso aperto come un fiore, dai petali lucidi e rosati. Aspetti, mentre lui ti guarda. Speri che ti ordini di indossare di nuovo il vibratore. Ora, non è piu' uno strumento di tortura. Senti il bisogno che sia lui a darti il piacere che desideri. Non oseresti mai toccarti da sola, con le tue mani. Tremi. Punti il cellulare sul tuo viso implorante. Mugoli, come una cagnetta. Ma non basta: lui sa che ami fin troppo umiliarti davanti a lui.


Finalmente, ti ordina di indossare di nuovo il vibratore. Esegui, e punti il cellulare sul tuo viso. Ti concentri sul tuo sesso, in attesa. Ancora un altro ordine: devi aprirti per lui, dietro. Sai bene cosa vuol dire: lui ti usa spesso in quel modo. Bagni il tuo dito con la saliva, lo infili nel tuo ano, poi lo porti di nuovo alla bocca e lo succhi con volutta', guardando fisso l'obiettivo. Quel rituale porta al limite la tua eccitazione: hai sempre amato essere completamente aperta, pronta per il suo cazzo. Finalmente, senti il vibratore muoversi dentro di te, sempre piu' veloce. Basta qualche attimo perchè l'orgasmo arrivi, e ti liberi. Emetti un grido di piacere, un gemito forte, animale. Per un attimo, il vociare, il rumore di fondo dell'ufficio si abbassa: ti hanno sentita. Ti concentri sul piacere che lui continua a darti. Poi penserai ad una scusa per i colleghi.

 

 



NdA. Le fantasie erotiche esposte in questo racconto sono proprietà privata di Mademoiselle F.




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sabato 7 febbraio 2009

Hiroshima Mon Amour

E' un bellissimo e struggente film di Alan Resnais sull'orrore della guerra e della violenza, e sulla forza dell'amore. Girato ad Hiroshima nel 1959, non è un film per tutti: contiene sconvolgenti immagini documentaristiche sugli effetti della bomba atomica. All'orrore della guerra fa da contraltare la dolcezza della protagonista, interpretata dall'affascinante Emmanuèle Riva.

La sceneggiatura è di Marguerite Duras, l'autrice di "L'amante della Cina del Nord". Il film racconta dell'incontro e della passione che nasce tra una donna francese, che ha perso in guerra l'uomo che amava, ed un uomo giapponese. In realtà il film racconta l'orrore della guerra, visto con gli occhi di una donna, ed il suo tentativo di esorcizzare la violenza con l'amore. I due amanti si separeranno: la donna non riesce a dimenticare il suo passato. Ma, grazie a quell'incontro, sembra trovare la forza di ricominciare a vivere.


Risveglio

Senti le mani del tuo padrone accarezzare il tuo sesso. E' bello risvegliarsi cosi', stando accanto a lui, dopo essere stata usata per tutta la notte. Ieri sera ti ha frustata; percorri delicatamente le natiche con le dita per sentire se sono rimasti dei segni.

Stai ancora ripensando al piacere della scorsa notte. Ma lui ti prende la mano per farti alzare. Lo segui controvoglia mentre ti guida verso il bagno. Senti il freddo delle piastrelle sotto i piedi nudi. Ti chiede d'inginocchiarti. L'hai fatto tante volte per lui, ma ... perchè qui, su questo pavimento duro e freddo?

Ti ordina di aprire bene la bocca. Poi estrae il suo sesso, già semieretto, lo avvicina alle tue labbra, e ti riempie la bocca di urina. Qualche goccia cade sui tuoi seni. Vorresti esprimere il tuo disgusto, la tua indignazione. Lo guardi con odio. Poi ti abbandoni sotto il suo sguardo dolce e fermo, dimenticando tutto. Capisci che ora devi ingoiare, cosi' come fai con il suo seme. Reprimi un conato di vomito, ed ingoi coscienziosamente, guardandolo negli occhi. Lui ti accarezza i tuoi capelli, ti sussurra parole dolci. Allora ti rimetti in attesa, con la bocca semiaperta, guardandolo con devozione.

Mentre la tua bocca viene usata come un vespasiano, senti la gola bruciare, gli occhi lacrimare. Ma uno strano senso di orgoglio ti pervade. Quando capisci che ha finito, lo guardi con occhi da bambina coscienziosa ed avvicini le labbra alla punta del suo sesso, per raccogliere un'ultima goccia. Lui ti trattiene, e spinge il sesso nella tua bocca. Lo senti gonfiarsi dentro di te, fino a diventare turgido, forte. Lui resta dentro di te, immobile, in silenzio, premendo forte sulla tua nuca con le mani. Allora anche tu lo stringi, con passione, cingendogli le natiche con le braccia. Sai di avere un odore orribile. Ma non sei mai stata cosi' felice.






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venerdì 6 febbraio 2009

Ospiti a cena

Di solito, quando il tuo padrone ti usa, preferisce che tu sia completamente nuda, o al massimo vestita con il tuo elegante collare nero.


Questa sera ti ha fatto indossare una ridicola uniforme da cameriera. La gonna, volutamente troppo corta, ti lascia le natiche scoperte. Sotto la gonna, come sempre, sei nuda. Sai che questa sera ci saranno ospiti a cena. Tremi cercando di immaginare cio' che ti aspetta.


Mentre riceve gli ospiti, il padrone ti tiene accanto a sè. I suoi amici conoscono i suoi gusti: nessuno resta sorpreso nel vederti cosi' abbigliata. Alcuni uomini ti fissano con desiderio, altri ti ignorano ostentatamente. Le donne ti scrutano con curiosità. Finora, il tuo padrone ti ha usata solo per sè: non sei abituata ad essere esibita come un oggetto di proprietà. Ad ogni nuovo sguardo, vorresti sprofondare. Il tuo viso avvampa per la vergogna.


Mentre chiacchiera con gli ospiti, il tuo padrone gioca distrattamente con il tuo sesso, come fa quando ti tiene vicina a lui. Come sempre, tu ti apri e ti bagni sotto le sue dita. Ma essere umiliata cosi', sotto gli occhi dei suoi amici, ti sembra davvero troppo. Eppure, uno strano piacere ti pervade. Sentirti cosi' esposta, esibita, ti dà un senso d'orgoglio, di sicurezza, che non avresti mai immaginato.


Ora sono tutti seduti a tavola. Come di consueto, tu sei in piedi, accanto al padrone, in modo che il tuo sesso sia a portata delle sue mani. Indicando uno degli ospiti, egli ti sussurra nell'orecchio cio' che devi fare. Arrossisci. Poi ti infili sotto il tavolo, e cominci a gattonare verso l'ospite.


Scopri il sesso dell'uomo mentre egli ti guarda, eccitato, in attesa. Non indossa biancheria intima. Capisci che il tuo padrone ha dato agli ospiti indicazioni particolari su come vestirsi. Ora ti concentri sul compito: reprimendo il disgusto, ingoi in silenzio quel sesso già turgido. Sai come far godere un uomo con la bocca: il tuo padrone ti ha ben addestrata.


Muovi ritmicamente la testa. Un sapore estraneo ti riempie la bocca. E ti accorgi di essere vergognosamente eccitata. Poi il seme sgorga dentro di te. E brividi di piacere percorrono il tuo ventre. Allontani la bocca da quel sesso e guardi l'uomo, con un'aria da scolaretta coscienziosa, mentre ingoi il suo seme, come il padrone ti ha insegnato. Ha un sapore piu' dolce di quello del tuo padrone. Ripulisci accuratamente con la lingua e con le labbra quel sesso, ora non piu' estraneo, prima di richiuderlo delicatamente nei pantaloni.


Quando sbuchi da sotto il tavolo, e ti rimetti in piedi accanto al tuo padrone, il tuo sguardo sembra impenetrabile. Lui ti afferra dolcemente i capelli sulla nuca e gira il tuo viso verso di sè. Ti guarda negli occhi. Capisci che a lui non puoi nascondere nulla. Sa quanto hai goduto accogliendo il sesso di quello sconosciuto.


Lui ti tiene per un po' accanto a sè, aprendo il tuo sesso (ora vergognosamente bagnato) con le dita. Poi ti indica una donna. Non ha bisogno di sussurrarti all'orecchio cosa devi fare. Mentre strisci sotto il tavolo, vedi la donna sollevare la gonna ed allargare le gambe, in attesa.






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In attesa

Aspetto. Aspetto che lui mi chiami, che mi mandi un segnale. Un messaggio, qualcosa che mi faccia capire che lui pensa a me...Apro la mia posta... svogliatamente... niente di interessante... nemmeno oggi mi ha cercata. D'altra parte cosa posso pretendere?Cosa sono io per Lui? Si è vero che mi dice sempre che sono la migliore... quella che usa con più piacere. Si è vero che me lo dice...è anche vero che ho notato che mi lascia sempre al primo posto nel Suo elenco di amici... ma non siamo amici: non io almeno, ma nemmeno le altre credo.Noi siamo le Sue schiave. Sette. Come i giorni della settimana. Se Lui fosse sempre disponibile sarei sua un giorno alla settimana, come la donna delle pulizie.Forse sono la prima delle Sue schiave... forse... però non ha mai tempo, il lavoro lo tiene sempre lontano da noi, da me...Ogni tanto entro nella chat, ma dove vado? In chiacchiere piccanti? Per fare che? Tanto Lui non c'è... ce ne sono altri... si è vero.Ragazzini con il desiderio della donna matura che non si curano minimamente di leggere il mio profilo e mi chiedono se ho mai scopato con un 20enne...che gli dico? Che si... che quando avevo 20 anni anch'io lo facevo con i miei coetanei... no proprio non mi va!!Uomini sposati in cerca di facili avventure... ti contattano... tu non sai chi è il tuo interlocutore... pensi o forse speri che sia Lui!Rispondi docile ed educata, perchè è la tua natura esserlo e perchè pensi che possa essere Lui che ti stia facendo una provocazione.Bastano poche righe in fondo per capire che non è chi speravi. Ma loro insistono... mi piace il tuo profilo, dicono...tu cerchi di chiudere i discorsi dicendo che sei impegnata... impegnata? Con chi con Sir.Stephen? TI sta scopando? Raccontami... Non li sopporto... ma perchè non capiscono? O forse non vogliono? O non possono capire?Poi ci sono quelli che capiscono chi sei, perchè sei qui... ecco ho notato più comprensione e rispetto in questi anche se qualcuno ogni tanto mi chiede...a loro, solo a a loro posso rispondere la verità... dicendo che attendo il mio Padrone... mi fanno arrabbiare quelli che mi chiedono, che ci provano...Fintanto che Lui non arriva perchè non stai con me? Se solo avessero capito... se solo leggessero che sono “Proprietà di Sir.Stephen”...Io cerco di rispondere facendogli notare che devono chiedere il permesso ad altri... a Sir.Stephen!!!No proprio non mi va... allora vado in crea stanza...La stanza dove aspetto il mio Padrone... il nome della stanza è sempre lo stesso, dove il mio Padrone può ritrovarmi sempre...Cerco di renderla gradevole ed accogliente, mettendo delle frasi di saluto a lui gradevoli... e nella mia stanza attendo... ore ed ore di attesa...Attesa di lui... e nel frattempo riguardo il Suo profilo... chi è passato...provando un pizzico di invidia per una mia “collega” che è riuscita a “rubare” un attimo del Suo tempo... per una che è riuscita a rendersi SUA.







mercoledì 4 febbraio 2009

Webcam

Quando sei al lavoro, la webcam del tuo computer deve restare sempre accesa. Non è una regola aziendale: si tratta di un ordine del tuo padrone. Lui vuole poterti guardare, ogni volta che lo desidera.

Sai che la tua posizione deve essere sempre perfetta: bocca leggermente socchiusa, spalle ben dritte, per offrire i seni al suo sguardo, gambe leggermente discoste. A volte ricevi degli ordini, del tipo: "Chinati. Mostrami il seno attraverso la scollatura", oppure: "Punta la webcam sulle tue gambe ed allargale ... di piu' ... sì ... ora puoi tornare a puntarla sul tuo viso".
Ami eseguire i suoi ordini. Odi i suoi silenzi. Se ti lascia sola per troppo tempo, non riesci piu' a concentrarti sul lavoro, ed il tuo pensiero ritorna ossessivamente a lui.

Cio' che piu' speri, durante la giornata, è che ti mandi un messaggio, ordinandoti di recarsi da lui dopo il lavoro. A volte ti preannuncia che sarai punita. Non sai se è per qualche errore che hai commesso durante la giornata, o, semplicemente, perchè ha voglia di farlo. Ma ciò che più desideri è offrirti a lui, alle sue mani, al suo sesso. Tutto il resto non ha importanza. Ci sono giornate in cui attendi invano l'ordine di recarti da lui. In quei giorni, la vita ti appare piu' grigia. Senza di lui, la libertà ti pesa come un macigno.

...

Il tuo padrone ha in mente qualcosa di nuovo per te. Da quattro giorni ti ha negato il permesso di toccarti, quando sei sola. Anche quando sei a casa sua, e lui ti sta usando, se gli chiedi, con voce da bambina: "Posso venire, padrone?", ti risponde con un secco "No". Ieri sera ti ha usata a lungo per il suo piacere, senza permetterti di raggiungere il tuo. Poi ti ha fatto indossare un piccolo vibratore ed un paio di mutandine. Usando il telecomando del vibratore, ti ha portata piu' volte verso l'orgasmo, per poi fermarsi, lasciandoti ansante e frustrata. Alla fine ti ha congedata, ordinandoti di indossare sempre il vibratore, anche in ufficio.

Oggi, in ufficio, ti senti stupida con quello strano aggeggio tra le gambe. Cerchi di non pensarci. Ma, mentre sei al telefono con un collega, senti quell'oggetto riprendere vita dentro di te. Ti accorgi che quattro giorni di astinenza sono bastati a rendere il tuo sesso estremamente sensibile. Dal tuo ventre partono ondate di piacere. Non è solo per le vibrazioni di quell'oggetto meccanico: il fatto è che ami essere usata da lui, anche in questo modo ... Non passa molto tempo prima che la tua voce si alteri, il tuo respiro diventi ansante. Senti il tuo clitoride pulsare. Il collega al telefono ti chiede se va tutto bene. Controllando la tua voce per dissimulare il piacere, gli dici che è tutto a posto, ma lo richiamerai dopo. Il vibratore si ferma un attimo, per poi riprendere. Immagini che il tuo padrone stia scrutando il tuo viso attraverso la webcam. Quell'oggetto inserito nel tuo sesso riesce a portarti al limite dell'orgasmo, per poi fermarsi, lasciandoti ansante e con il viso disfatto.

Questo gioco perverso si ripete piu' volte, quasi sempre quando sei al telefono, o quando ci sono dei colleghi nella tua stanza. Immagini il tuo padrone che osserva, attraverso la webcam, la tua lotta per dissimulare agli altri il tuo piacere. Ogni volta ti porta piu' in alto, verso l'estasi. Ormai, le tue mutandine sono impregnate dei succhi del tuo sesso. Sei disfatta, hai gli occhi vitrei, le gambe molli. Il tuo sesso è indolenzito, ma sempre piu' sensibile.

Dopo il lavoro, devi recarti a casa sua. Ti fa togliere i vestiti e chinare in avanti, sul divano, in una posizione che conosci bene, con il viso che poggia sui cuscini, il sedere leggermente sollevato e ben aperto. Ti sfila le mutandine, impregnate dal profumo speziato del tuo sesso, e ti libera dal vibratore. Appallottola le mutandine e te le infila in bocca. Sai che ora ti frusterà.

Poco dopo, qualche lacrima comincia a scorrere sul tuo viso. Ma sul dolore delle frustate prevale il calore che inonda il tuo sesso, il bisogno impellente di esser posseduta. Quando ripone il frustino, sai che sta per prenderti. Ti apri completamente per lui, e resti in attesa, tremante. Ora, per te, non esiste nulla al di fuori del suo fallo, che comincia a penetrarti lentamente. Quando è completamente dentro di te, e le sue mani afferrano le tue spalle per spingerti verso di lui, lo implori di poter venire. Questa volta, te lo concede. Il tuo primo orgasmo, bruciante, sara' seguito da molti altri: lui ha appena cominciato con te.

Il giorno dopo, al lavoro, le tue natiche bruciano ancora per le frustate, ed i tuoi occhi sono sognanti. Non sei mai stata cosi' felice.







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In ufficio

Quando sei al lavoro, la webcam del tuo computer deve restare sempre accesa. Non è una regola aziendale: si tratta di un ordine del tuo padrone. Lui vuole poterti guardare, ogni volta che lo desidera.


Sai che la tua posizione deve essere sempre perfetta: bocca leggermente socchiusa, spalle ben dritte, per offrire i seni al suo sguardo, gambe leggermente discoste. A volte ricevi degli ordini, del tipo: "Chinati. Mostrami il seno attraverso la scollatura", oppure: "Punta la webcam sulle tue gambe ed allargale ... di piu' ... sì ... ora puoi tornare a puntarla sul tuo viso".
Ami eseguire i suoi ordini. Odi i suoi silenzi. Se ti lascia sola per troppo tempo, non riesci piu' a concentrarti sul lavoro, ed il tuo pensiero ritorna ossessivamente a lui.


 



 

Cio' che piu' speri, durante la giornata, è che ti mandi un messaggio, ordinandoti di recarsi da lui dopo il lavoro. A volte ti preannuncia che sarai punita. Non sai se è per qualche errore che hai commesso durante la giornata, o, semplicemente, perchè ha voglia di farlo. Ma ciò che più desideri è offrirti a lui, alle sue mani, al suo sesso. Tutto il resto non ha importanza. Ci sono giornate in cui attendi invano l'ordine di recarti da lui. In quei giorni, la vita ti appare piu' grigia. Senza di lui, la libertà ti pesa come un macigno.


...


Il tuo padrone ha in mente qualcosa di nuovo per te. Da quattro giorni ti ha negato il permesso di toccarti, quando sei sola. Anche quando sei a casa sua, e lui ti sta usando, se gli chiedi, con voce da bambina: "Posso venire, padrone?", ti risponde con un secco "No". Ieri sera ti ha usata a lungo per il suo piacere, senza permetterti di raggiungere il tuo. Poi ti ha fatto indossare un piccolo vibratore ed un paio di mutandine. Usando il telecomando del vibratore, ti ha portata piu' volte verso l'orgasmo, per poi fermarsi, lasciandoti ansante e frustrata. Alla fine ti ha congedata, ordinandoti di indossare sempre il vibratore, anche in ufficio.


Oggi, in ufficio, ti senti stupida con quello strano aggeggio tra le gambe. Cerchi di non pensarci. Ma, mentre sei al telefono con un collega, senti quell'oggetto riprendere vita dentro di te. Ti accorgi che quattro giorni di astinenza sono bastati a rendere il tuo sesso estremamente sensibile. Dal tuo ventre partono ondate di piacere. Non è solo per le vibrazioni di quell'oggetto meccanico: il fatto è che ami essere usata da lui, anche in questo modo ... Non passa molto tempo prima che la tua voce si alteri, il tuo respiro diventi ansante. Senti il tuo clitoride pulsare. Il collega al telefono ti chiede se va tutto bene. Controllando la tua voce per dissimulare il piacere, gli dici che è tutto a posto, ma lo richiamerai dopo. Il vibratore si ferma un attimo, per poi riprendere. Immagini che il tuo padrone stia scrutando il tuo viso attraverso la webcam. Quell'oggetto inserito nel tuo sesso riesce a portarti al limite dell'orgasmo, per poi fermarsi, lasciandoti ansante e con il viso disfatto.


Questo gioco perverso si ripete piu' volte, quasi sempre quando sei al telefono, o quando ci sono dei colleghi nella tua stanza. Immagini il tuo padrone che osserva, attraverso la webcam, la tua lotta per dissimulare agli altri il tuo piacere. Ogni volta ti porta piu' in alto, verso l'estasi. Ormai, le tue mutandine sono impregnate dei succhi del tuo sesso. Sei disfatta, hai gli occhi vitrei, le gambe molli. Il tuo sesso è indolenzito, ma sempre piu' sensibile.


Dopo il lavoro, devi recarti a casa sua. Ti fa togliere i vestiti e chinare in avanti, sul divano, in una posizione che conosci bene, con il viso che poggia sui cuscini, il sedere leggermente sollevato e ben aperto. Ti sfila le mutandine, impregnate dal profumo speziato del tuo sesso, e ti libera dal vibratore. Appallottola le mutandine e te le infila in bocca. Sai che ora ti frusterà.





Poco dopo, qualche lacrima comincia a scorrere sul tuo viso. Ma sul dolore delle frustate prevale il calore che inonda il tuo sesso, il bisogno impellente di esser posseduta. Quando ripone il frustino, sai che sta per prenderti. Ti apri completamente per lui, e resti in attesa, tremante. Ora, per te, non esiste nulla al di fuori del suo fallo, che comincia a penetrarti lentamente. Quando è completamente dentro di te, e le sue mani afferrano le tue spalle per spingerti verso di lui, lo implori di poter venire. Questa volta, te lo concede. Il tuo primo orgasmo, bruciante, sara' seguito da molti altri: lui ha appena cominciato con te.


Il giorno dopo, al lavoro, le tue natiche bruciano ancora per le frustate, ed i tuoi occhi sono sognanti. Non sei mai stata cosi' felice.



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martedì 3 febbraio 2009

A cena

Spesso, quando il tuo padrone sta cenando, ti vuole accanto a sè. Ti tiene in ginocchio, a portata delle sue mani. A volte ti porta alla bocca qualche bocconcino; e tu ti soffermi un po' troppo a leccare le sue dita. A volte gioca distrattamente con i tuoi seni, accarezzando i tuoi capezzoli. A volte ti sfiora il viso, o i capelli. Quando arriva al dolce, lo guardi implorante, guaendo come una cagnetta. Lui sceglie sempre i dolci che ami di piu'. Mentre ti imbocca, lecchi avidamente le sue dita. Di solito, a quel punto le sue mani scendono verso il tuo sesso, che gli offri spingendo in avanti il bacino, ed inarcandoti. Il ritmo dei tuoi guaiti aumenta: non vedi l'ora che il dolce finisca, e lui lo sa. Finalmente, ad un suo cenno, ti infili sotto il tavolo, e cominci a slacciargli i pantaloni, con le mani tremanti. Lui ti accarezza i capelli, in attesa.







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lunedì 2 febbraio 2009

Attesa

La stanza è ben calda, come sempre. Tu sei nuda, in ginocchio, in attesa. La tua pelle chiara spicca nella penombra della stanza, che conosci gia' bene. Puoi percepire nell'aria il profumo e l'odore del tuo padrone; ma anche il tuo profumo, ed il tuo odore.


Come ti è stato insegnato, la tua bocca è leggermente socchiusa, lo sguardo verso il basso. Le tue natiche ben disegnate, che poggiano sui calcagni, sono leggermente divaricate; il tuo sesso, il tuo ano sono pronti a ricevere le dita del tuo padrone. Sai che lui si chinerà su di te e ti esplorerà, con mani esperte. Ti farà male. Tu odi sentir violare la tua apertura piu' segreta; e, come sempre, lui ti aprirà, senza ritegno. Tu resterai per qualche attimo senza respiro, per il dolore.


Allora lui si alzerà e stringerà a sè il tuo viso, mentre sei ancora in ginocchio; ti accarezzerà dolcemente con la punta delle dita. Percepirai l'odore del suo sesso, vicino al tuo viso. Sa che ora hai bisogno di sentirlo tuo. Tu avvicinerai la bocca al suo sesso e lo guarderai, implorante.

 






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Cio’ che odi di più

Il tuo padrone ti aspetta. Quando arrivi nella sua casa, non puoi nascondere l'emozione, la gioia: tra poco sarai di nuovo nelle sue mani. Come sempre, sei senza mutandine. I tuoi capezzoli, gia' turgidi, premono contro la stoffa del vestito.


Arrivi un po' in anticipo; il tuo padrone ha ancora altri ospiti. Sono suoi amici intimi; ti conoscono, ti guardano con ironia. Il tuo padrone dice: "Sei un po' in anticipo, ma non fa nulla, anzi ... ". Poi ti guida nel salotto, sotto gli sguardi insistenti degli amici, e ti fa chinare su uno dei divani; un divano che conosci bene. Ti chiede di sollevarti la gonna. Le tue natiche sono nude, ora. "Allarga di piu' le gambe, per favore. E tieni il sedere piu' sollevato".


Il tuo viso, affondato nel divano, brucia di vergogna. Gli ospiti sono seduti su un divano e su delle poltrone, pochi metri detro di te. Sai che, con le gambe cosi' larghe, il tuo sesso è perfettamente visibile.


La conversazione continua come se nulla fosse; ma tu senti che tutti gli sguardi fissi su di te. Ed il tuo sesso, lentamente ma inesorabilmente, si apre e si bagna. Cerchi, con movimenti impercettibili, di chiudere un po' le gambe, di spostare leggermente il bacino per nascondere la tua parte piu' intima. Ma senti la mano del padrone che, con un movimento dolce e fermo, ti allarga le gambe, ancora piu' di prima. Poi preme sulla tua schiena, all'altezza della vita, per farti inclinare il bacino e rendere il tuo sesso piu' visibile.


Aspetti, tesa e tremante, che gli amici si congedino uno ad uno. Quando restate soli, il tuo padrone viene dietro di te, ed infila le dita nel tuo sesso vergognosamente aperto, bagnato. Poi le porta alla tua bocca, senza una parola. Sai che sarai frustata per questo. Ma fai come è stato insegnato: le lecchi accuratamente.


Ciò che desideri di piu', ora, è una sua carezza del tuo padrone sul tuo viso. E sai che, dopo averti prima frustata e poi usata per il suo piacere, lui non te la negherà.

 



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Un altro preludio

La stanza è calda, in penombra. Il caminetto acceso emana un bagliore soffuso. Sotto il divano c'è un tappeto alto, soffice. Davanti al divano, un tavolinetto basso. Sul tavolinetto ci sei tu, nuda, pronta per essere ispezionata dal tuo padrone. Sei a quattro zampe, con la bocca socchiusa, le gambe leggermente divaricate. Sai di essere molto bella. La tua schiena è lievemente inarcata verso il basso, in modo da esporre meglio, alla luce tremolante del camino, il tuo sesso, il tuo ano.


Il tuo padrone si avvicina lentamente. Accarezza il tuo viso, i tuoi capelli; scende verso i seni. Sa come far inturgidire velocemente i tuoi capezzoli. Quando le sue mani scendono verso il tuo sesso, tu ti apri ancora di piu', per offrirti a lui. Le sue mani esperte aprono le labbra del tuo sesso, poi le sue dita premono contro il tuo ano, che si apre docilmente.


Vorresti restare immobile, ma non riesci a reprimere un tremito.




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domenica 1 febbraio 2009

Un preludio

Sei nuda, in piedi davanti a me. Le mie mani vanno sui tuoi seni, li accarezzano. Sfioro gli anelli che pendono dai tuoi capezzoli, li faccio oscillare leggermente. I tuoi capezzoli si induriscono velocemente; so quanto ami sentire le mie mani su di te. Gioco ancora con i tuoi seni, poi accarezzo il tuo viso. Scendo lentamente tra le tue gambe, verso il tuo sesso. Lo sento aprirsi sotto le mie dita. Ora sei pronta. Lego due sottili catenelle e agli anelli sui tuoi capezzoli, e ti guido dolcemente verso un'altra stanza.