martedì 28 settembre 2010

Usata in ufficio



Da quando la mia amante, F., aveva accettato di essere completamente mia, e di essere usata in qualsiasi modo io desiderassi, di solito le ordinavo di aspettarmi di sera nel mio appartamento, vestita solo del suo collare.

A volte, se sapevo che sarei rincasato tardi, o se il mio desiderio era più forte, chiamavo F. per usarla nel mio ufficio. Lasciavo a lei la scelta sui dettagli dell'abbigliamento. L'importante era che la sua gonna fosse molto corta, oppure con uno spacco, in modo che fosse facile da sollevare dietro. Ovviamente, F. non usava mai le mutandine: glielo avevo vietato quando aveva accettato di essere completamente mia.





Per quanto fosse molto alta, di solito F. arrivava nel mio ufficio sfoggiando tacchi altissimi, che le valorizzavano le sue gambe snelle, e la facevano ancheggiare in un modo molto piacevole. Prima di arrivare al box con la mia scrivania, F. doveva attraversare il corridoio di un enorme open space, nel quale erano disposte in ordine regolare le scrivanie di decine e decine di impiegati. Il mio box era in fondo all'open space, separato dagli altri solo da una barriera di vetro trasparente.





F. percorreva il più velocemente possibile il lungo corridoio in mezzo alle scrivanie dell'open space, con la testa alta e lo sguardo fisso verso la porta di vetro del mio ufficio. Mentre F. camminava , il brusio dell'open space si attenuava, fino a ridursi a un imbarazzante silenzio. Tutti sapevano dove F. stava andando, e perchè. Man mano che camminava, F. diventava sempre più rossa per la vergogna. Gli occhi di tutti erano su di lei.





Quando F. entrava nel mio ufficio, chiudeva accuratamente la porta di vetro. All'interno, i rumori dell'open space arrivavano attenuati; ma le pareti trasparenti erano così pulite che a volte sembrava che non ci fossero.

Io restavo seduto dietro la scrivania. F. sapeva già cosa doveva fare: si inginocchiava davanti a me, tra le mie gambe, estraeva il mio sesso e cominciava a succhiarlo con devozione. Il piano della scrivania, aperta sotto, nascondeva il mio sesso e la bocca di F., che lo stava ingoiando. Tutto il resto (la posizione di F. inginocchiata tra le mie gambe, le mie mani che le accarezzavano i capelli e la guidavano mentre mi dava piacere) era perfettamente visibile dall'open space. F. lo sapeva bene: questo faceva parte del nostro patto.





Quando ero soddisfatto della bocca di F., scostavo dolcemente il suo viso dal mio sesso, che ora riempiva tutta la sua bocca e premeva contro la sua gola. F. sapeva già cosa fare: piegarsi in avanti sulla scrivania e aprire bene le gambe.





F. apriva con le dita il suo sesso, per offrirmelo. Era già bagnata. Io la accarezzavo a lungo con le dita. Amavo molto il colore e la morbidezza della sua dolce conchiglia rosa.






Ma F. sapeva che io avrei usato la sua apertura più stretta, quella che mi dava più piacere. F. si preparava per essere usata, succhiando più volte le sue dita e infilandole, bagnate di saliva, dentro di lei. Questo era necessario, perchè F. era piacevolmente stretta: non sarebbe stato possibile penetrarla senza prima aprirla adeguatamente. Inoltre, il fatto di essere usata in pubblico, protetta dagli sguardi degli estranei solo da una sottile parete di vetro trasparente, la rendeva più tesa, più difficile da usare. Anche se molto più eccitata.





Quando penetravo F., non impiegavo molto tempo a godere. Di sera, quando ero a casa con lei, mi prendevo molto più tempo. Ma F. sapeva che, quando ero in ufficio, il mio tempo era prezioso. Mentre la stavo usando, F. teneva la testa poggiata sul piano della scrivania, e il suo viso non era visibile attraverso i vetri trasparenti del mio box. Ma F. sapeva che tutti, al di là del vetro trasparente, la stavano guardando.

Quando stavo per raggiungere il massimo del piacere, quando il mio sesso la riempiva completamente, F. si apriva, si abbandonava completamente a me. A volte, in quei momenti, le sollevavo la testa, afferrandola dolcemente per i capelli, in modo da vedere il riflesso del suo volto sul vetro del box. Il viso di F. aveva un'espressione dolcissima, estatica. Simile a quella di una santa del Bernini.




Dopo aver riempito F. con il mio sperma, la accarezzavo dolcemente sui capelli, sul viso, sul sesso (ora vergognosamente bagnato) ed estraevo il mio sesso, guardando la sua piccola, rosea apertura che si richiudeva. Poi restavo in piedi vicino a lei. F. si inginocchiava docilmente davanti a me, ancora una volta felice di avermi fatto godere, e succhiava scrupolosamente il mio sesso, ripulendolo dai miei e dai suoi umori.

Poi F. si rivestiva frettolosamente, mi baciava ed usciva velocemente dal mio ufficio, attraversando di nuovo il lungo corridoio tra le scrivanie dell'open space, sotto gli occhi degli impiegati. F. era rossa di vergogna (ma anche di piacere), e camminava con la testa alta, gli occhi fissi in punto distante davanti a lei. Sapeva che il suo corpo, la sua bocca, i suoi capelli erano impregnati dell'odore del mio sesso.

F. camminava con le gambe strette, le natiche serrate, come se avesse paura che il mio sperma, che la riempiva, oppure i succhi del suo sesso, impregnato di umori, potessero cominciare a colare tra le sue gambe, prima ancora che raggiungesse il pianerottolo alla fine dell'open space. F. era troppo ansiosa: erano necessari diversi minuti prima che questo succedesse ...




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domenica 26 settembre 2010

Il mio carteggio con Madame D.


La maggior parte delle donne che si imbattono nel mio blog passano oltre. Alcune (pochissime) mi scrivono per dirmi che sono molto attratte dalle mie fantasie. Altre mi scrivono per dirmi che mi trovano riprovevole.

Ovviamente io accetto ogni tipo di critica, sia positiva sia negativa. L'importante è che venga da una donna intelligente ... ;-)

Ecco alcune delle critiche negative più interessanti, estratte dal mio carteggio con  Madame  D. (apprezzo sempre le critiche di una donna intelligente) ...

D.: (di certo....non sarò mai la tua "cagna"....)...

S.: questo ... l'avevo già capito ... ;-)

D.: (non mi pare di aver criticato il tuo modo di scrivere..)...(critico semmai il tuo pensiero...)...(un pensiero che della donna...ne fa solo uso a suo piacimento...)...
(e anche un po' disonesto..)..

S.: Apprezzo le tue parole ... hai ragione, e non sei l'unica che mi ha scritto su questo ... appena avrò tempo, preciserò nel mio blog che io amo e rispetto le donne, ed i miei post vanno letti solo come fantasie, dedicate solo alle donne che amano questo tipo di fantasia ...
Come tutti i perversi, sono molto moralista ... ;-) ...
perchè mi dici che uso le donne in modo un pò disonesto?

D.: (perchè la fantasia è anche un'arma...e la stai puntando alle spalle delle donne che usi come personaggi della tua stessa fantasia...)..(senza dar loro la possibilità di reagire..)...(e questo...lo ritengo cattivo e disonesto...)..(oltre che vigliacco...)...

S.: I miei post raccontano quasi tutti fantasie "sperimentate", costruite, assieme a donne conosciute in chat ... diverse donne mi hanno scritto i loro pensieri, spedito immagini erotiche ... in qualche modo, i miei post non sono solo "miei" ... sono stati quasi tutti scritti "con", o "per", una donna ...
Mi è sembrato un gioco leale, un gioco alla pari ... ;-) ...

D.: (bado ai fatti...anche..)...

S. Secondo te, non c'è redenzione possibile per il mio blog?
Una donna libera non può eccitarsi sognando di essere umiliata da un uomo che ama? O sognando cose ancora più perverse?
D.: (sono una donna libera e...mi eccito se non sono sottomessa...)...(al massimo...potrei farmi "manipolare" restando passiva...)...(sempre che lo sappia fare...)..(ma devo essere io a deciderlo...e desiderarlo...)...(non voglio imposizioni...)...(tra l'altro...un master...non chiamerebbe mai cagna...la sua donna del momento...)...(si limiterebbe semmai..solo a trattarla...da cagna..)...(ma mai la chiamerebbe cagna...usando questo termine al posto del suo nome...)...(sentirsi chiamare "cagna"...inibisce ogni eccitazione...)...(è l'atteggiamento di sottomissione che ...forse....potrebbe eccitare una donna...)...(ma non me...)...


S. [...] mi piace dialogare con te ... solo a poche donne piace la sottomissione (credo meno di una su dieci) ... tutte le altre la trovano riprorevole ...
Nel mio blog ci sono fantasie "pensate" con donne diverse (ma tutte amano la sottomissione) ... [...]

conclusione: le donne mi piacciono perchè sono tutte diverse ... :)


D.: (per mia fortuna..)...

D.: (nella tua descrizione c'è scritto che odi la violenza ma..)..(nei tui racconti...)...(picchi le donne...)...(le fai godere solo quando sei tu a deciderlo...)...(le fai violentare da altri...)...(le "tue" donne...non sono neppure libere di fare la pipì...se non dietro tuo ordine...)...(non credi che ..il tuo parlare di erotismo...sia qualcosa di diverso...dall'erotismo stesso...?..)...

 S.: Tutti o quasi tutti i miei racconti descrivono fantasie femminili. Solo fantasie. [... ]
E' importante sottolineare che la sottomissione che io descrivo non è reale, è solo una fantasia erotica femminile ...

D.: (dici che sono soltanto fantasie femminili...?...)...

D.: (parassita delle fantasie altrui quindi....giusto...?..)...
S.: Io parlerei più di simbiosi che di parassitismo ... ad esempio, nelle chat erotiche, una donna che ama essere sottomessa ha bisogno di un uomo che le dia ordini ...
Chi è il parassita di chi?
Chi è che domina davvero il gioco?
In ogni caso, sicuramente si divertono tutti e due ... ;-)

Madame D. è una donna che mi piace, anche se io temo di non piacere a lei. In ogni caso, spero che il nostro dialogo continui ancora ... 


NdR. I commenti che seguono sono stati presi dal mio vecchio blog su Libero, HenryVMiller. Tutti i nicknames sono stati rimossi per ragioni di privacy.





il 09/10/10 alle 18:25 via WEB

Ciao:diventiamo amici? Ho qui sotto mano un sonetto di Pietro Aretino che ti espongo nella versione di Gibran... Un saggio incontrò un magnate e si misero a discutere di istruzione e ricchezza.Quando si lasciarono il saggio si ritrovò a mani vuote e il magnate con un velo di nebbia nel cuore. Cmq bando alle ciance,come avrai letto dal mio profilo sono una programmatrice (laureata in matematica) e sto lavorando alla risorsa open source Linux. Spero che sarai interessato alla mia storia... Vorrei scrivere un blog intitolato a una donna di nome Michela,figlia di un vigile urbano e residente in un paesino della Lucania. Ho origini Egiziane.Quando ero adolescente ricevetti una lettera dalla Yis (spero di ricordare bene l'acronimo) una società multinazionale di pen-friends.Si potevano scegliere quattro indirizzi e da qui la mia passione per internet e la scrittura. Mi appassionai alla lettura (Nina Berenenova) perdendo i contatti con la mia realtà...eccomi a 38 anni ad intraprendere una nuova avventura.Ma devo dirti che in amore sono un pò bastardella:tutte storie travolgenti e passionali,ma con uomini più grandi me (non di tanto però). Spero che mi scriverai,a presto Madame B


HenryVMiller il 09/10/10 alle 19:16 via WEB

Buonasera, Madame B.
Accetto volentieri la tua amicizia, ma ho il sospetto che tu sia una vera poetessa, il tipo di donna più difficile da sedurre. Questo tipo di donne spesso si annoiano con gli uomini. Non è perchè si sentano superiori: è perchè lo sono davvero.
Invece io sono una persona semplice. Spero che accetterai lo stesso la mia amicizia.




il 09/10/10 alle 23:34 via WEB

sono solo fantasie... si può vivere di fantasie?




HenryVMiller il 10/10/10 alle 00:03 via WEB

no, non si può ... ;-)



il 10/10/10 alle 09:56 via WEB

e dunque c'è qualcosa di reale in ciò che racconti...




HenryVMiller il 10/10/10 alle 15:50 via WEB

in parte sono ricordi, in parte sono sogni, fantasie, a volte ispirate da donne conosciute in chat ...
perchè tracciare un confine tra reale e immaginario?
l'importante è che ci si diverta ... ;-)



il 10/10/10 alle 18:38 via WEB

perchè il confine esiste... ed è giusto che sia così! poi concordo nel dire che è bello oltrepassarlo... ma non si può negare che ci sia!



il 10/10/10 alle 14:07 via WEB

credo spaventi tanto la parola "sottomissione" perchè se ne ha una visione distorta.



il 10/10/10 alle 16:01 via WEB

hai fatto bene a evidenziare questa parola ... io racconto solo dei giochi, delle fantasie (che a molte donne piacciono) ...
se una donna riesce a conquistarmi con le sue fantasie di sottomissione, in realtà acquista un potere immenso su di me ... solo in apparenza sono il suo padrone, ma in realtà sono il suo schiavo ... per questo molte donne amano giocare con me ...



il 10/10/10 alle 16:47 via WEB

La fantasia è qualcosa di unico, è ciò che ci permette di “realizzare” i nostri sogni, è un mondo a parte dove decidiamo ciò che dire , fare o disfare. Io nel mio mondo uccido, amo il sangue che mi scalda le mani, godo del suo tepore, tu ami descrivere situazioni alla Histoire d’O, dove la sottomissione, il dominare qualcuno con la forza, fisica e non, è il tema principale. Ora domandati una cosa, se vuoi s’intende. Perché tu vieni attaccato per le tue storie, e ripeto, storie, mentre io che sminuzzo le persone vengo lasciata in pace? Dico che hai ben compreso alcune cose…e bisognerebbe finirla di fare le paladine della giustizia e di godere in santa pace di ciò che leggiamo, qualunque sia l’argomento.



il 12/10/10 alle 11:03 via WEB

Penso che i sogni sono un traguardo.Violare un confine è come oltrepassarlo.La forza consiste nello scegliere una storia con una conclusione.La libertà è il fine.Ecco perchè entra in gioco la sottomissione:una trama senza la fine. Bisognerebbe chiudersi in un universo malgrado il nostro io ci dica che esso è stretto,bisognerebbe dormire invece di sognare malgrado i sogni siano un limite,bisognerebbe aprirsi agli altri malgrado l'amicizia sia un'utopia e bisognerebbe amarsi malgrado l'amore sia una pervesione... Ho imparato ad amare me stessa ma la mia immagine allo specchio è come la luna nello sfondo azzurrino del sole che tramonta.Un cielo senza stelle dove lampioni argentei fanno da sfondo ad un viale medievale dove due amanti passeggiano mano nella mano.E quando viene sera luci bianche si accendono alle pendici di un rudere che rimarrà sempre nostro,simulacro delle nostre fobie accanto all'ardito volo di un gabbiano che plana a fior d'acqua per tornare al mare che lambisce la riva del viale.E se sensi incantati possono ingannare la percezione di un'infinita calma,il cuore ribelle rifluttua di emozioni perchè un sol bacio è un'ombra nella notte di due amanti clandestini che cercano solo il pudore della loro corrispondenza.Occhi indagatori di quell'immenso pianeta che si chiama inconscio.Da cui trapelano le sembianze della vita che timida e fragile s'erge a compassionevole difesa di l'unico significato che abbia senso vivere senza morire,amare senza soffrire,generare senza procreare.Dunque interrogativi che si stagliano come grandi monumenti muti e attoniti,haimè senza risposte perchè la storia è ineluttabile e alla fine rimane il ricordo di un bacio rubato e del profumo di due corpi che si sono sfiorati.Sottomettersi è come dominare,e dominarsi è come sottomettersi.In fondo solo un gioco di parole. Madame B


HenryVMiller il 12/10/10 alle 17:29 via WEB

Mia cara Jane (o Madame B., se preferisci), sono felice che tu mi doni queste parole dolcissime e profonde. Parole che sto gustando, leggendole e rileggendole. Senza stancarmi mai. Ogni volta trovo qualcosa di nuovo.
La tua conclusione:
"Sottomettersi è come dominare, e dominarsi è come sottomettersi. In fondo solo un gioco di parole."
rispecchia esattamente ciò che io sento. E io non avrei potuto trovare parole migliori per dirlo.

HenryVMiller il 12/10/10 alle 13:57 via WEB

Isobel, ti ringrazio per le tue parole.
Sai che sono affascinato dalla bellezza dei tuoi blogs, dalla raffinatezza delle immagini che scegli, dalla tua perfetta padronanza del linguaggio.
I tuoi scritti aprono una finestra sul mondo dell'orrore e della violenza. Violenza individuale e collettiva, inconscia e reale. Un mondo con cui dobbiamo fare i conti, perchè fa parte di noi. Molte donne sono attirate, affascinate da questo mondo.
Ora vado un pò fuori tema, ma ... a mio parere, le fantasie masochistiche di molte donne sono un modo per esorcizzare la violenza di cui, purtroppo, sono vittime nel mondo reale ...
P.S. Per fortuna, non tutte le donne mi attaccano, anzi ... ;-)



il 14/10/10 alle 19:21 via WEB

avrei voluto leggere tutti i commenti ma sono troppo lunghi e fremo per tornare al mio blog per vedere se me l'hanno censurato :-)...ho letto solo gran parte del post e parte dei commenti...è inutile dire che non sono ne scandalizzata ne offesa ne...niente..ognuno esprime la propria sesssualità nel modo che più ritiene eccitante e se il gioco è ssc non vedo cosa ci sia di sconvolgente.per quanto riguarda gli appellativi delle sub...la maggior parte di loro ama essere chiamata così e ben peggio... è una condivisione di passioni e ognuno esterna la propria a seconda del proprio istinto..un master concede alla propria slave ciò che lei stessa chiede...l'umiliazione, se la si trattasse bene la si offenderebbe davvero...Ma questo è solo un mio pensiero che so perfettamente non condivisibile tra i più...anzi le più. Madame A

giovedì 23 settembre 2010

Una giornata di F., la mia cagnetta


 

Da diversi mesi, F. aveva accettato di essere la mia cagnetta. Durante la giornata, mi aspettava in casa, vestita solo di un collare rosso. Sapevo che si annoiava. Certo, poteva ingannare il tempo guardando la tv, oppure uscire in giardino, passeggiare sull'erba, prendere il sole, o riposare all'ombra degli alberi ...

In realtà, F. desiderava solo che io tornassi a casa, e che la usassi come un oggetto di piacere. Ed io avevo imparato a trarre piacere da lei tutto il piacere che desideravo, usando tutte le sue aperture, in tutti i modi possibili. F. adorava essere usata da me, ed eseguire tutti i miei ordini, anche i più umilianti.

Avevo installato in casa casa diverse webcam, in modo da poter controllare F. anche quando ero in ufficio. Nei momenti liberi, mi piaceva guardarla aggirarsi nuda per la casa, per poi ordinarle di mettersi davanti a una webcam ed assumere la posizione che desideravo. Se io glielo chiedevo, F. era sempre felice di mettersi a quattro zampe, e divaricare bene le gambe per mostrarmi il suo sesso.








Quando F. era in bagno, potevo controllare tutto ciò che faceva attraverso le webcam. Prima di usare il water, doveva chiedermi il permesso. Mentre era seduta sul water, doveva tenere le gambe ben aperte, in modo che tutti i dettagli più intimi del suo corpo fossero visibili.

Al mattino, dopo aver fatto la doccia, F. doveva restare in bagno, nuda, in attesa. Sapeva che mi piaceva guardare il suo corpo da cerbiatta. All'inizio, le ordinavo sempre di mostrarmi i bellissimi seni, dalle grandi aureole rosate. Lei lo faceva con orgoglio. Poi le chiedevo di accarezzarsi i capezzoli, in modo da farli indurire. Non ci voleva molto. Poi F. restava immobile davanti alla webcam, in attesa della mia approvazione, o di un nuovo ordine da eseguire.

A volte, mentre F. si mostrava davanti alla webcam, capiva che nel mio ufficio non ero da solo. Altre persone la stavano guardando e ammirando. F. poteva sentire i loro commenti piccanti attraverso la webcam del mio PC. F. arrossiva di vergogna: lei avrebbe voluto mostrarsi solo a me. Ma io ero inflessibile: desideravo che F. eseguisse tutti i miei ordini, fino a che non ero soddisfatto di lei.

 

 

 
  

Di solito, prima di congedarla, chiedevo a F. di mostrare davanti alla webcam il suo punto più intimo, la piccola apertura rosea del suo ano. Nonostante io la usassi spesso, in quel punto era sempre piacevolmente stretta. F. odiava mostrare quella  parte così intima sapendo che forse degli estranei la stavano ammirando. Mentre si apriva per mostrarsi, a volte F. poteva udire i commenti salaci dei miei amici, che mi dicevano quanto ero fortunato ad avere una cagnetta così carina, e così piacevole da usare.  Quando le chiedevo di tornare a mostrare alla webcam il suo viso, F. era paonazza per la vergogna e l'umiliazione.

 


 


 


La sera, quando tornavo a casa, F. mi accoglieva festante. Si inginocchiava davanti a me, in attesa che estraessi il mio sesso, poi lo baciava con dedizione, e restava in attesa dei miei ordini.

Di solito, preferivo usare F. dopo cena. Quando cenava con me, F. restava sempre accucciata ai miei piedi. Spesso  le offrivo un bocconcino, che lei mangiava avidamente, leccandomi le dita. A volte, per farmi capire quanto desiderava essere usata da me,  F. si infilava in mezzo alle mie gambe, appoggiava le labbra sul mio sesso, e lo baciava attraverso la stoffa dei pantaloni; oppure strofinava il suo sesso contro la mia gamba.

 




 

Dopo cena, preparavo  F. per essere usata. Mi piaceva portarla al limite dell'eccitazione, prima di usare le sue aperture per il mio piacere. Di solito, dopo averla fatta mettere a quattro zampe, con le cosce ben divaricate, le infilavo dentro due vibratori, uno per l'ano e uno per la vagina.  Potevo sentire il suo clitoride che si induriva sotto le mie dita, mentre il suo sesso cominciava a colare. Dosavo la velocità del vibratore all'interno del suo sesso in modo da portarla ai confini dell'orgasmo. Ma questo sfogo le era negato: le avevo vietato severamente di arrivare all'orgasmo senza il mio permesso.

Quando estraevo i due vibratori, F. restava immobile, tremante di piacere, in attesa del mio sesso. Di solito preferivo usare la sua apertura più stretta. F. godeva molto ad essere usata così, ma sapevo che avrebbe preferito sentire il suo sesso riempito dal mio fallo. Io le concedevo raramente questo privilegio: mi piaceva godere del suo corpo, e nello stesso tempo lasciarla inappagata, affamata di piacere ...




NdA. Le fantasie erotiche esposte in questo racconto sono proprietà privata di Mademoiselle F.

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L’addestramento di F.: la bocca



F. amava essere la mia schiava. Amava restare in attesa, inginocchiata, con gli occhi chiusi, la bocca socchiusa, in attesa che io la usassi. All'inizio, per abituarla meglio, la tenevo bendata. Mi avvicinavo a lei, col sesso semieretto, e le ordinavo di leccarlo. F. sporgeva la lingua (le avevo vietato di usare le  mani) in cerca della mia pelle, poi cominciava a leccarmi con dedizione.

 




 

Sfiorandola con le mani, io le davo il ritmo del mio desiderio, ora più veloce, ora più lento. Le chiedevo ora di salire, ora di scendere, lungo l'asta del mio fallo. F. era instancabile. La sua lingua aveva imparato a conoscere tutte le sfumature del sapore del mio sesso. Il sapore salato della pelle sui testicoli, il sapore forte, a volte aspro, del glande; il sapore delle prime  gocce di liquido trasparente che si formavano sulla punta del mio sesso quando cominciavo a eccitarmi.

 




Quando ero soddisfatto della lingua di F., penetravo la sua bocca, usandola senza ritegno, senza darle respiro, solo per prendere il mio piacere. F. si eccitava molto quando la usavo, ma raramente le concedevo di avere un orgasmo. Avevo vietato ad F. di toccarsi, anche quando era sola. Le avevo insegnato ad annullarsi completamente, per concentrarsi unicamente sul mio piacere.

 

 



Quando il mio fallo riempiva la bocca di F., lei gemeva di piacere, ed il suo sesso si bagnava fino a colare. Io guidavo i suoi movimenti stringendole i capelli sulla nuca. F.  mi succhiava con passione: faceva scorrere dolcemente le labbra sulla corona morbida del mio glande, poi ingoiava tutta l'asta, avidamente. La sua saliva colava sul suo mento, verso i suoi bellissimi seni.


F. godeva molto nel lasciarmi usare la sua bocca come se fosse la sua vagina. Ma potevo sentire con le mie dita il suo vero sesso bagnato, aperto, affamato di piacere. Il suo clitoride sporgeva, sembrava vibrare sotto le mie dita.

 

 









Quando raggiungevo il limite del piacere, cominciavo a spingere il mio fallo fin nella gola di F., facendole ingoiare tutta la mia asta. Le mie mani stringevano la sua nuca,   per spingere meglio, fino a che il mio sperma caldo non le riempiva la gola. Lei lo accoglieva gemendo: il mio piacere era il suo piacere.


Poi F. restava in attesa che io la usassi di nuovo, oppure che  le dessi il permesso di toccarsi da sola, e avere un orgasmo, prima di andare via. Ma spesso ambedue questi piaceri le erano negati. Mi piaceva portare F. al limite dell'orgasmo, ma negarle questo sfogo. F. mi aveva dato questo potere, quando aveva accettato di essere la mia schiava.  Ed io amavo essere il suo padrone. L'unico che poteva decidere come e quando avrebbe goduto.

 


 



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mercoledì 22 settembre 2010

Esposta in salotto

 

Sono molto soddisfatto di F., la mia ultima cagnetta. Quando, diversi mesi fa, mi chiese di essere la mia cagna, F. era piena di entusiasmo, ma aveva alcuni difetti, su cui ho dovuto lavorare molto. Ad esempio, non le piaceva essere esibita davanti ad estranei, neppure davanti ai miei amici più intimi.

Per vincere la timidezza di F., la esponevo in salotto, legata ad un tavolino basso, ogni volta che mi capitava di ricevere ospiti a casa. Le gambe di F. erano legate in modo da essere divaricate, con il sesso ben esposto. F. arrossiva sempre quando i miei ospiti entravano, e a volte, agli inizi, quando non era ancora ben addestrata, si irrigidiva e cercava di chiudere le gambe, lottando con i legacci che la trattenevano.

Durante le serate che trascorrevo in salotto con i miei amici e le mie amiche, F. era molto apprezzata. I miei ospiti non si stancavano mai di accarezzarla, mentre lei arrossiva di vergogna. Diverse mani giocavano con il suo seno, con i capezzoli rosati che diventavano subito duri sotto le dita .

Io accarezzavo F. tra le gambe fino a che la conchiglia rosata del suo sesso non si apriva, prendendo un colore più vivo e caldo. F. odiava mostrare quanto si eccitava sotto le mie mani. Penetravo con le dita il suo sesso caldo e bagnato. Premevo un dito sul suo ano, che lei apriva docilmente per me. Non mi stancavo mai di lodare, davanti ai miei ospiti, la bellezza del sesso di F., e la morbida elasticità dell'altra apertura, con la quale F. aveva imparato a darmi il massimo del piacere.





Diverse mani, di uomini e di donne, continuavano ad accarezzare F., a frugarla nei punti più intimi. Nonostante la vergogna, F. era sempre più eccitata sotto quelle mani sconosciute. Del resto, avevo vietato a F. di toccarsi da sola, e solo di rado, anche se lei mi implorava, le concedevo di avere un orgasmo mentre la stavo usando per il mio piacere. Questo divieto teneva F. in uno stato di costante eccitazione, di tensione sessuale. F. era diventata un puro oggetto di piacere, pronta a vibrare sotto le mie dita, in attesa che io la usassi ... l'unico strumento di piacere che le era concesso era il mio fallo, che lei aveva imparato ad adorare ...

Quando ero pronto per usare F., la legavo al tavolino in una posizione diversa, a quattro zampe, con le cosce ben divaricate, la schiena inarcata in modo da esporre meglio tutte le sue aperture. I miei ospiti continuavano ad accarezzarla, ad aprirla ed esplorarla con le dita fin nei punti più segreti. Io infilavo il mio sesso nella bocca di F. . Lei lo accoglieva sempre con gioia, leccandolo accuratamente, ed ingoiando tutta l'asta, fino in fondo, come le avevo insegnato.



 

Era arrivato il momento di usare l'apertura più stretta di F., quella che mi dava più piacere. Spesso, prima di usarla davanti ai miei ospiti, mettevo una cam tra le gambe di F., in modo da proiettare su un grande monitor del salotto l'immagine del suo sesso rosato, madreperlaceo, lucente di umori ... Era uno spettacolo che i miei ospiti trovavano sempre molto coinvolgente. Alcuni uomini, eccitati, cominciavano a masturbarsi davanti a F., con i loro sessi eretti a pochi centimetri dal suo viso.

Le mie dita cominciavano ad aprire l'ano di F.. Spostavo la cam tra le sue gambe, in modo da inquadrare meglio le sue parti più intime. Poi sul monitor appariva l'immagine della punta del mio fallo che premeva sulla piccola, morbida apertura di F. . Lei si apriva docilmente per me. Mentre la penetravo, F. poteva vedersi sul monitor. Poteva vedere il suo sesso lucido di umori, il suo ano dilatato per accogliere il mio fallo. F. era sempre più eccitata, ma il piacere le era negato ... le era severamente vietato avere un orgasmo senza il mio permesso ...






Mi piaceva godere di F. a lungo, scavandola con il mio fallo. Mi fermavo, estraevo lentamente la mia asta, guardavo il suo morbido buchetto che si richiudeva ... poi la penetravo di nuovo, a volte lentamente, a volte con forza ... ogni volta lei rispondeva in modo diverso, dandomi nuove sensazioni ... un perfetto strumento di piacere ...

La cam messa tra le gambe di F. proiettava sul monitor del salotto, davanti ai miei ospiti, tutti i dettagli di come io la stavo usando. Ogni volta che estraevo il mio fallo, F. poteva vedere sul monitor il suo ano richiudersi lentamente ... Il suo viso era rosso di vergogna e di eccitazione. I suoi occhi erano lucidi, con un'espressione estatica. Mentre godevo del corpo di F., i miei ospiti, eccitatissimi, si masturbavano davanti al suo viso ... qualche schizzo di sperma la raggiungeva sul viso, o sulla bellissima bocca, che solo io potevo usare ...

Quando stavo per raggiungere il culmine del piacere, mi piaceva stringere forte i capezzoli di F. Il suo ano si contraeva per il dolore, al ritmo che le davo con le mie dita, regalandomi sensazioni ancora più intense ... F. mugolava di piacere e di dolore ...

Quando F. accoglieva il mio sperma caldo che schizzava dentro di lei, sembrava diventata tutt'uno con me ... si era annullata completamente per darmi quel piacere che a lei era negato ... quando avevo finito, accoglieva dolcemente il mio sesso nella sua bocca ... felice di ripulirlo, di sentire i miei umori mescolati ai suoi ... triste perchè sapeva che, per quella sera, non sarebbe più stata usata dal suo padrone ...



NdA. Le fantasie erotiche esposte in questo racconto sono proprietà privata di Mademoiselle F.

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sabato 11 settembre 2010

A cena senza mutandine


 

Ero felice di E., la mia ultima amante. Amavo il suo viso dallo sguardo dolce e un pò malinconico, la sua bocca morbida e ben tornita che non mi stancavo mai di baciare. Amavo i suoi grandi seni morbidi, color del latte, con i capezzoli che si indurivano subito sotto le mie dita. Quando E. veniva a trovarmi a casa, indossava sempre delle calze con giarrettiera, che mettevano in evidenza le sue belle gambe. Mi piaceva molto accarezzare la pelle morbida e delicata all'interno delle sue cosce, in alto, appena sotto la dolce apertura del suo sesso. Prima di fare l'amore, baciavo e mordicchiavo quei punti segreti, dove la sua pelle calda e vellutata aveva già l'odore un pò speziato del suo sesso, un odore che io amavo. Alternavo piacere  a dolore, leccando a fondo il sesso di E., penetrandolo con le dita mentre lei sospirava, e poi mordendo la pelle tra le sue cosce fino a farla mugolare di dolore. Spesso, sulla pelle di E. restava qualche piccolo livido con i segni dei miei denti, che a volte lei mi mostrava con orgoglio. E. amava essere  mia.


Quando era appena arrivata a casa, ed io cominciavo ad accarezzarla, E. si sfilava lentamente le mutandine, e me le consegnava con uno sguardo solenne, come in un rituale. Allora la baciavo sulla bocca e infilavo le dita nel suo sesso, che trovavo già aperto e bagnato per me. Ma, prima di far l'amore con lei, non mancavo mai di offrire il mio sesso alla sua bocca. Lei lo accoglieva con dedizione: amava darmi piacere, amava ingoiare tutta la mia asta, mentre io premevo le mani sulla sua nuca per godere meglio di lei ...





 

 

Ieri sera, io ed E. siamo andati a una cena all'aperto. E. indossava un vestitino molto corto, con calze autoreggenti, che evidenziavano le sue belle gambe. Prima di uscire, E. aveva sollevato sul davanti il vestitino, mostrandomi maliziosa il piccolo slip di tulle ricamato che aveva scelto, e ricevendo il mio sguardo d'approvazione.


Durante la cena in giardino, E. era seduta accanto a me. Mi piaceva accarezzare le sue gambe vellutate, sotto il tavolo, senza darlo a vedere, mentre chiacchieravamo distrattamente con gli altri ospiti. Quando le mie mani si sono spostate verso il suo sesso, sotto lo slip, E. è arrossita, e ha cercato di chiudere le gambe. Il suo sesso era già bagnato. Io ho continuato a toccarla: era eccitante vederla mentre cercava di nascondere la sua ansia di tradirsi. Quando le ho sussurrato all'orecchio di togliersi le mutandine, E. è arrossita violentemente, ed è rimasta in silenzio per qualche minuto. Poi mi ha passato le mutandine, sotto il tavolo.


Continuavo ad accarezzare il sesso di E., mentre lei parlava con gli altri ospiti. Sapevo come farla godere ... la accarezzavo fino a sentire il suo  clitoride indurirsi sotto le mie dita ... mi piaceva sentire la sua voce che si abbassava per l'eccitazione e l'ansia, mentre cercava di controllarsi ... avrebbe voluto stringere le gambe, ma io glielo impedivo. E. aveva le gote rosse e gli occhi lucidi, come se avesse bevuto.


Prima del dolce, E. mi ha sussurrato all'orecchio: "Devo fare la pipì". Le ho detto che l'avrei accompagnata. L'ho guidata lungo i vialetti del giardino verso un punto nascosto, dove le voci degli altri ospiti arrivavano lontane. Le ho detto "Falla qui". Rossa di vergogna, E. si è accosciata dietro un cespuglio, e ha sollevato la gonna. Mi sono spostato di qualche passo, per osservare la dolce curva delle sue natiche bianche, sotto la luce della luna. Quando ha finito, mi sono avvicinato a lei prima che si rialzasse, ho accarezzato dolcemente il suo viso bellissimo, e le ho fatto sentire il mio sesso duro, attraverso la stoffa sottile dei pantaloni. Lei lo ha baciato. Poi mi ha guardato in silenzio, con gli occhi lucidi. L'ho guidata verso un albero lì vicino, facendola chinare in avanti, con le mani poggiate sul tronco dell'albero, per sostenersi. Con una mano, lei ha sollevato la gonna, scoprendo di nuovo la dolce curva delle sue natiche, e inarcando leggermente la schiena, per offrirmi meglio il suo sesso. Le ho fatto divaricare meglio le gambe, mentre il mio fallo già sfiorava il caldo fiore del suo sesso, poi le ho afferrato i fianchi ... l'ho sentita gemere di piacere, mentre il mio fallo entrava in lei ...







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sabato 4 settembre 2010

Rituali mattutini


 

 

Da quando F. ha accettato di diventare la mia cagna, svolge una vita molto regolare, che altre troverebbero noiosa. Di notte, dorme in una cella, nel sotterraneo della mia villa, su un pagliericcio. Non indossa altro che un collare, il simbolo della sua appartenenza.


Al mattino, scendo nel sotterraneo per liberare F., ispezionarla ed usarla. Lei mi accoglie festosa, si avvicina camminando carponi (nel sotterraneo, le è vietato stare in piedi) e lecca la punta del mio fallo, che le offro attraverso le sbarre della cella. Con questo gesto, ogni mattina mi dimostra il suo amore, il suo desiderio di essere mia. Ogni volta, F. sembra inebriarsi del mio odore.


Apro la cella di F., lei esce camminando carponi e sale su un tavolino largo e basso vicino alla cella. Si mette a quattro zampe, con le gambe ben divaricate in modo da esporre il sesso e l'ano, e resta immobile: è pronta per essere ispezionata. Le mie dita aprono il suo sesso, che di solito è già bagnato, e lo penetrano a fondo. Lei si offre in silenzio, aprendosi ancora di più ed agevolando i miei movimenti, per dimostrarmi di voler essere mia. Poi infilo un dito umido di saliva nell'ano di F., che lei apre docilmente per me. Penetro a fondo le sue due aperture con le dita, finchè non sono soddisfatto. Poi avvicino le dita alla bocca di F., e lei le succhia con dedizione.


Prima di risalire in casa per la colazione, lascio a F. una ciotola di latte e fiocchi d'avena, che lei lecca avidamente, senza usare le mani, come le ho insegnato. Dopo colazione, torno nello scantinato, per portarla al bagno del piano di sopra per i suoi bisogni. Ma prima, F. sa che dovrà soddisfarmi. Quando mi avvicino, ed offro il mio falloalla sua bocca, lei lo lecca avidamente, poi lo ingoia guaendo di gioia. L'ho addestrata a darmi il massimo del piacere. Dopo essermi scaricato nella sua bocca, le metto il guinzaglio e la conduco al piano di sopra, per fare i suoi bisogni.


 



 

F. mi segue docilmente, camminando a quattro zampe, ma di solito nei suoi movimenti c'è una certa urgenza: ha bisogno di svuotare la vescica. Quando arriva in bagno, F. si siede sul water con le gambe ben aperte, come le ho insegnato, in modo che il sesso suo sia ben visibile, e mi guarda ansiosa. Sa che deve aspettare il mio permesso prima di svuotare la vescica. Il mio pemesso non arriva mai subito. F. mi chiede ansiosamente: "Posso?" mentre io resto in silenzio, accarezzando il suo sesso. Posso sentire la sua vescica gonfia sotto le mie dita. Lascio passare qualche minuto, continuando ad accarezzarla, mentre F. continua a chiedermi "Posso?" con voce sempre più insistente e lamentosa. F. sa che, se dovesse cedere, sarebbe punita. Quando le dò il permesso di scaricarsi, posso percepire il sollievo nei suoi occhi dolci da cagnetta, che mi guardano con infinita gratitudine.


Ora siamo pronti per affrontare la giornata. Dopo una doccia, io mi reco al lavoro, mentre F. è libera di aggirarsi per la casa e per il giardino, in attesa del mio ritorno. Durante la giornata le telefonerò spesso, per darle istruzioni su come prepararsi per la serata, oppure per ordinarle di mostrarmi i dettagli più intimi del suo corpo, usando una delle tante webcam sparse per la casa.


 


 

 

Di solito, quando sono in ufficio, mi prendo sempre delle pause per ordinare a F. di mostrarmi il suo sesso, ben aperto, su una delle webcam. Ho sempre amato il colore rosato, madreperlaceo, delle sue piccole labbra, circondate da un morbido pelo castano, piacevolissimo da accarezzare. Davanti alla webcam, F. deve tenere le gambe aperte al massimo. Ogni volta che la guardo, la curva delle sue natiche è un nuovo, eccitante spettacolo di perfetta simmetria geometrica. Spesso, durante queste sessioni, vedo il sesso di F. aprirsi e inturgidirsi davanti alla webcam; soprattutto di sera, quando è più eccitata perchè sa che sto per tornare a casa ed usarla per il mio piacere.


 



 

Anche quando è sola in casa, prima di usare il bagno F. deve chiedermi il permesso. Dopo essersi seduta sul water, F. resta in attesa, mentre io controllo, con le webcam messe nel bagno, che le sue gambe siano ben aperte, che il suo sesso sia ben esposto. Solo quando sono soddisfatto, dò a F. il permesso di svuotarsi. Di solito questa procedura la eccita, come la eccita il fatto di dover svuotare la sua vescica sotto i miei occhi. Prima di darle il permesso, mi godo sempre per qualche minuto sulla webcam l'eccitante spettacolo della fichetta morbida, aperta, della mia cagnetta. Di quella peluria castana, sottile, morbidissima, che solo io posso accarezzare. Tutte le volte, quando finalmente ha avuto il permesso di svuotarsi, posso vedere sulla webcam gli occhi dolci della mia cagnetta che mi guardano con infinita gratitudine.


 


NdA. Le fantasie erotiche esposte in questo racconto sono proprietà privata di Mademoiselle F.

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venerdì 3 settembre 2010

Il contratto di F.


 

 

Da diversi mesi, ormai, F. ha accettato di essere la mia schiava. Come unica condizione, mi ha chiesto di essere usata solo da me, e di non essere concessa a nessun altro. Per il resto, il corpo e la mente di F., la sua bocca, le due calde aperture tra le sue gambe, sono a mia completa disposizione.


Al mattino, dopo colazione, F. si prepara per essere ispezionata. Si mette a quattro zampe su un tavolino basso, completamente nuda, con le gambe ben divaricate, in modo da esporre bene le sue due aperture. Le mie dita accarezzano ed aprono il suo sesso, coperto da una morbida peluria castana. Dopo qualche attimo, il suo sesso si apre e si bagna, con le piccole labbra gonfie, come petali di un fiore di carne. Con un dito umido di saliva, penetro a fondo il suo ano, che lei apre docilmente per me. Muovo il dito dentro di lei e lo faccio vibrare. Quando lo estraggo, dev'essere perfettamente pulito. F. sa che, altrimenti, sarà punita.


Dopo aver ispezionato le due aperture di F., infilo un grosso fallo di gomma, ben lubrificato, nella sua apertura più stretta. F. resterà così fino a sera, fino al mio ritorno, quando, dopo aver estratto il fallo artificiale, sarò io stesso ad usare l'apertura di F., ora estremamente morbida e cedevole, per il mio piacere.


Dopo essere stata riempita ed aperta dal fallo di gomma, F. resta immobile, sul tavolino, in attesa. Di solito, prima di uscire di casa uso sempre la bocca di F. Lei accoglie docilmente tutto il mio fallo, ingoiandolo completamente. Non ci vuole molto prima che il mio seme sgorghi, schizzando fino in fondo alla sua gola. Poi, F. ripulisce accuratamente il mio sesso con la sua morbida lingua da cagnetta.


Dopo essere stata usata, F. è libera di aggirarsi nuda per la casa, vestita solo del fallo di gomma che le tiene le natiche ben aperte. F. sa di non essere mai veramente libera: diverse webcam, disseminate per la casa, mi permettono di controllarla, quando lo desidero. A volte, telefono a F. per ordinarle di avvicinarsi a una delle webcam, posta all'altezza del suo bacino, di aprire il suo sesso con le dita perchè io possa esaminarlo, poi di girarsi e divaricare le natiche perchè io possa controllare la posizione del fallo di gomma infilato nel suo ano.


Se F. desidera usare il bagno, deve prima chiedermi il permesso. Quando è seduta sul water, deve tenere sempre le gambe ben aperte, in modo che io possa osservare il suo sesso con la webcam posta davanti al water. Ogni volta, F. sa che io la sto osservando. Suo malgrado, il suo sesso si inturgidisce, le piccole labbra sporgono dalla morbida peluria ... un dolce fiore di carne, uno spettacolo delizioso per il suo padrone ...


 



NdA. Le fantasie erotiche esposte in questo racconto sono proprietà privata di Mademoiselle F.

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