(continua da: "Sei la mia puttana")
La
sera dopo, il marito di Giulia le telefonò a casa dall’ufficio, e le
disse di prepararsi per andare a cena fuori. Giulia scelse un tailleur
un po’ sobrio, e delle scarpe col tacco alto. Mentre guidava verso il
ristorante, lui rimase in silenzio, accarezzandole distrattamente le
cosce. Giulia era molto a disagio, sapeva che doveva sdebitarsi per
quanto era successo la sera prima. Il silenzio scostante del marito la
fece sentire ancora più a disagio.
L'auto non stava percorrendo la solita strada. Ad un certo punto il marito fermò l'auto in una strada male illuminata, e prese dal bagagliaio una busta con il marchio di una boutique. Porse a Giulia la busta e le disse: “Devi cambiarti”. La busta conteneva solo una maglietta aderente e scollata, e una mini gonna. Niente slip e reggiseno. Giulia indossava una raffinatissima lingerie nera, di pizzo. “Perché dovrei togliermi l’intimo?” gli chiese. Lui le disse solo: “Te lo spiegherò dopo”. Giulia dovette cambiarsi in macchina, facendo attenzione a non sciupare la gonna del tailleur, e dimenandosi per infilarsi la mini gonna. Quella strada non era poi cosí isolata, e Giulia dovette cambiarsi sotto lo sguardo indiscreto di alcuni passanti.
L'auto non stava percorrendo la solita strada. Ad un certo punto il marito fermò l'auto in una strada male illuminata, e prese dal bagagliaio una busta con il marchio di una boutique. Porse a Giulia la busta e le disse: “Devi cambiarti”. La busta conteneva solo una maglietta aderente e scollata, e una mini gonna. Niente slip e reggiseno. Giulia indossava una raffinatissima lingerie nera, di pizzo. “Perché dovrei togliermi l’intimo?” gli chiese. Lui le disse solo: “Te lo spiegherò dopo”. Giulia dovette cambiarsi in macchina, facendo attenzione a non sciupare la gonna del tailleur, e dimenandosi per infilarsi la mini gonna. Quella strada non era poi cosí isolata, e Giulia dovette cambiarsi sotto lo sguardo indiscreto di alcuni passanti.
Dopo
che Giulia si fu cambiata, il suo viso era rigato dalle lacrime.
Sicuramente lui poteva vederle brillare, anche nella luce fioca che
mandava la plafoniera dell’auto. Giulia avrebbe voluto essere
abbracciata. Lui estrasse il cazzo dai pantaloni, e le disse di
succhiarlo. Giulia restò resto impietrita. Dopo un tempo che le parve
lunghissimo, Giulia si chinò su di lui, reprimendo un singhiozzo.
“Aspetta” disse lui, e le porse un profilattico. “Mi hai preso per una
puttana?” gridò Giulia. Lui la schiaffeggiò. Giulia aprì singhiozzando
la confezione, che conteneva un profilattico di un vistoso color rosa
fragola, ovviamente aromatizzato alla fragola. Non le fu difficile
infilare il profilattico sul cazzo di suo marito: era già duro. Giulia
capì che diversi passanti potevano intuire quello che lei stava facendo,
con le mani tra le gambe di quell'uomo seduto al volante. Giulia fu
quasi felice di chinarsi su di lui, per prendere in bocca il suo cazzo:
almeno nessuno l’avrebbe vista in viso. Ma il suo sedere era poggiato di
traverso sul sedile, fin troppo visibile attraverso il finestrino
dell'auto.
Il
marito mise una mano sulla nuca di Giulia, per accompagnare i suoi
movimenti, e l’altra tra le sue natiche. Poi le sollevò la gonna, solo
dietro, e fece scorrere le sue dita fino alla sua fica. Era già bagnata.
Ogni tanto Giulia sentiva dei passi frettolosi lungo la strada. I passi
rallentavano in corrispondenza della loro auto, per poi riprendere il
loro ritmo. Giulia sapeva che i passanti rallentavano proprio per vedere
ció che lei stava facendo. Intanto il marito accarezzava e dilatava le
natiche di Giulia, infilando le dita nella sua fica ora calda e
scivolosa. Il pensiero che qualcuno potesse vedere ció che il marito le
stava facendo con la mano la eccitava, inutile negarlo. Dal rumore dei
passi che echeggiavano lungo la strada, Giulia potè contare diversi
passanti: una donna frettolosa, con i tacchi alti, una coppia, un uomo
dal passo un pò strascicato … Giulia smise di contare. Ora si sentiva un
gruppo di persone che si avvicinavano chiacchierando, e che
ammutolirono proprio vicino alla loro auto … Giulia provava vergogna, ma
anche piacere. Un piacere sottile, indefinibile. Il clitoride le
pulsava.
Ad
un certo punto il marito afferrò i capelli di Giulia sulla nuca e le
sollevò il viso, ancora rigato di lacrime, indicandole il finestrino
dell’auto. C’era un uomo che li stava guardando. Il marito di Giulia le
disse: “Non preoccuparti, è un mio amico”. L’uomo si avvicinò all’auto,
con un sorriso mellifluo, fino a fermarsi a pochi centimetri dal
finestrino. “Ora continua, non badare a lui”, le disse il marito. Giulia
dovette riprendere in bocca il suo cazzo sotto lo sguardo di quello
sconosciuto. Le dita del marito tornarono dentro la fica di Giulia,
sempre piú calda e pulsante. Ogni tanto, il marito afferrava Giulia per i
capelli, sollevava lentamente il suo viso dal cazzo eretto, e faceva in
modo che lei vedesse lo sconosciuto che li stava osservando dietro il
finestrino dell'auto. Per poi tornare a spingere il suo viso in giù,
fino in fondo. Fino a che le labbra di Giulia non gli sfioravano le
palle.
Il
marito venne dentro la bocca di Giulia, dopo averla goduta fino in
fondo. Quando ebbe finito, scese dall’auto, lasciando lo sportello
aperto, e al suo posto si sedette lo sconosciuto che prima li stava
osservando. “Ora tocca a lui”, le disse il marito. L’uomo estrasse il
cazzo dai pantaloni e guardò Giulia, restando in attesa.
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