Tratto da: "Repubblica"
Parla Giuseppe Lavenia, docente
di Psicologia dinamica all'Università di Urbino e psicoterapeuta del
centro di studi e ricerca Nostos: "La rete svolge la funzione di fuga
dalla realtà. Un posto dove costruire una quotidianità alternativa a
quella esistente, vissuta come ostile"
"Parlare di dipendenza da internet oramai non ha più senso", fa notare lo psicoterapeuta Giuseppe Lavenia. E lo dice grazie all'esperienza che si è costruito sul campo (in cinque anni ha visto oltre seicento pazienti) e da un osservatorio come il centro di studi e ricerca Nostos di Sinigallia dove ha formato la sua conoscenza sulle nuove dipendenze.
Dottor Lavenia, dunque per lei non esiste più la dipendenza da internet ?
"Non più oggi. Mentre credo siano numerose le applicazioni che compongono il mondo della rete: pornografia, azzardo, giochi di ruolo, chat, e ognuna può creare una forma di dipendenza specifica. Quello che comunque è importante ricordare è che ogni forma di nuova dipendenza tecnologica non è altro che l'espressione di un sintomo di qualcos'altro, una difficoltà presente nel mondo reale"
Cosa può nascondere la Rete per chi ha una tendenza a essere dipendente ?
"Può svolgere una funzione di fuga dalla quotidianità, di ricerca di un mondo personale artificioso contrapposto a quello reale vissuto come deludente e/o ostile".
Esiste una fascia più a rischio?
"Gli adolescenti sicuramente perché sono alle prese con la definizione della propria identità".
Le dipendenze più diffuse?
"In primis la pornodipendenza (differente dalla cyber sex addiction), segue il gioco d'azzardo e giochi di ruolo".
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