martedì 13 settembre 2011

Storie di donne sodomizzate: S.


Io sono uno che arriva sempre in ritardo, soprattutto con le donne. Avevo più di vent'anni quando ha fatto l'amore per la prima volta. Avevo più di trent'anni quando ho sodomizzato la mia prima donna. Era una ragazza bellissima, si chiamava S. . Faceva la prostituta.

La prima volta che vidi S., al bordo di una strada di periferia, mi innamorai di lei. Il mio cuore batteva forte quando mi fermai a parlare con lei. Diventai un suo cliente. Tremavo di desiderio tutte le volte che andavo a cercarla. Col tempo capii che il suo cuore era di un altro, e non sarebbe mai stato mio. Ma il suo corpo ...  il suo corpo poteva essere mio, anche se solo per qualche manciata di minuti. 

S. era una donna alta, snella, con un corpo da cerbiatta, che sapeva bene come valorizzare. Vestiva sempre con gonne corte, ma non cortissime, e con tacchi alti, che enfatizzavano le sue gambe lunghissime, ed il suo corpo da modella. S. lavorava di giorno, lungo una delle tante strade della campagna romana. Una strada a tratti bellissima, piena di scorci suggestivi: il verde dei campi che diventava giallo intenso a primavera inoltrata, i ruderi di vecchi casali, i resti degli acquedotti romani ... In passato, S. aveva lavorato di notte, lungo una strada molto trafficata, dove le ragazze erano esposte sotto le luci dei lampioni, come oggetti in vetrina, a pochi metri una dall'altra. Poi S. aveva cominciato a odiare la notte, e aveva scelto di guadagnare di meno, ma lavorando di giorno, in mezzo al verde. Potevo capirla.

Qualche volta, nei pomeriggi di primavera, quando la campagna romana era rigogliosa di verde, andavo a cercare S. nella stradina di periferia dove lavorava. S. era così alta che per lei era difficile sapere dove mettere le gambe quando si sdraiava in posizione ginecologica sul sedile del passeggero della mia utilitaria. S. si annoiava quando la scopavo, si vedeva che pensava ad altro. Me lo faceva capire in mille modi: a volte col piede azionava "per sbaglio" il tergicristallo dell'auto, a volte dava un colpetto sul clacson. Con me, S. trovava molto più eccitante parlare del prezzo degli affitti a Roma, o del fatto che avrebbe voluto comprare una lavatrice, piuttosto che di sesso. S. aveva un fica piccola, da bambina, un pò troppo stretta per il mio cazzo, nonostante lei la lubrificasse con l'apposito gel. Le sue piccole labbra, di un rosa molto chiaro, erano appena accennate. Quando una volta la accusai di essere un pò frigida, lei si offese: "Non è vero. Con il mio uomo io non mi bagno, mi allago. Ma solo con il mio uomo. E ora sbrigati ma fai piano, per favore". E guardò sdegnata fuori dal finestrino mentre io continuavo a sbatterla. S. sapeva come umiliare un uomo. Ma S. mi piaceva, mi piaceva molto, e non provai a cercare altre ragazze. Nonostante tutto, mi piaceva sbattere S. mentre lei guardava fuori dal finestrino, con lo sguardo un pò trasognato, o si divertiva a spostare col piede lo specchietto retrovisore.

Un pomeriggio, fu S. a propormi di usare il suo culo, mentre la stavo tormentando, o forse solo annoiando, sbattendola mentre era sdraiata sul sedile della mia auto. Accettai la sua proposta con entusiasmo, e lei si lubrificò subito il buchetto con l'apposito gel.

...

(continua)

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