sabato 24 luglio 2010

La punizione di P.

Avevo usato P., la mia nuova cagna, assieme a due miei amici. Come immaginavo, P. si era comportata da vera troia.


Quando le avevo ordinato di spompinarli, a turno, lei aveva dimostrato un'ammirevole dedizione. Aveva leccato i loro falli, li aveva ingoiati come una brava scolaretta che esegue scrupolosamente i suoi compiti. Intanto, con le mie dita esploravo la sua fica. Era vergognosamente bagnata.


Poi, uno dei suo amici si era disteso sotto di lei, infilando il suo sesso duro nella sua fica , mentre l'altro, da dietro, la inculava. Io ero davanti a P., e le scopavo  la bocca, premendo a fondo, fino alla sua gola, fino a toglierle il respiro, come facevo sempre con lei.


Il mio fallo non riusciva a soffocare i gemiti, i mugolii di piacere di P., che andavano a ritmo con i movimenti dei miei due amici che la stavano scopando. Estrassi il mio sesso dalla sua bocca, le afferrai i capelli, gardandola negli occhi, e la schiaffeggiai.


"Ci stai provando troppo gusto, cagna!" - le dissi.


Vidi delle lacrime spuntare dai suoi occhi. Ma P. non potè reprimere i suoi gemiti di piacere, i suoi mugolii da cagna, quando il mio amico che la stava inculando prese a sbatterla con forza.


Dopo che i miei amici furono andati via, ordinai a P. di lavarsi e di tornare da me.
P. sapeva che sarebbe stata punita. Non sapeva come. Ordinai a P. di mettersi a quattro zampe sul tappeto, e poi le legai i polsi assieme alle caviglie.

 


 

Ordinai a P. di tenere le gambe ben larghe, e poi presi un frustino leggero. P. odiava i frustini. Cercò di sfuggirmi, strisciando sul pavimento a quattro zampe. Ma, con i polsi legati alle caviglie, riuscì a muoversi solo di qualche metro prima che io la fermassi.


Misi una mano tra le gambe di P., che lei allargò docilmente, come per un riflesso automatico. Presi ad accarezzarle la fica. Lei si bagnò subito, nonostante tremasse per la paura del dolore che la attendeva. Infilai le mie dita nella sua fica accogliente, la accarezzai dolcemente, la feci aprire come un fiore, mentre sfioravo le sue natiche col frustino.


P. mi sussurrò: "Fammi quello che vuoi".


Cominciai a frustare P. con forza, sulle natiche, mentre tenevo le dita nella sua fica, le aprivo e le facevo vibrare. Alternavo piacere a dolore. Le natiche di P. erano rosse, percorse da segni sottili, come una ragnatela. Il suo sesso era aperto, e colava.

 


 

Infilai le dita anche nell'ano di P., che lei aprì docilmente per me, nonostante il dolore che le infliggevo ... Mentre la frustavo ancora più forte, le mie dita stringevano forte la sottile parete di carne tra la sua vagina ed il suo ano.


Ora, P. era pronta per il mio fallo. Appoggiai la punta sul suo ano, che cedette subito, quasi fosse in attesa. Quando entrai, la sentii gemere di piacere ...


...

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