lunedì 21 novembre 2011

Il collare di Eva

(continua da: "Il risveglio di Anna").
L'uomo avvicinò il suo cazzo duro alla bocca di Anna. Lei si inginocchiò e cominciò a leccarlo, voluttuosamente. Aveva un buon sapore. Anna si chiese quanti uomini avrebbe soddisfatto prima di sera. Ripensò al cazzo del suo padrone, a come quella sera lui l'avrebbe aperta dietro, a quanto lei avrebbe goduto. La sua fica si stava già bagnando ...
Al primo uomo se ne aggiunse un secondo. Anna restò in ginocchio, dividendosi tra i due uomini, cercando di soddisfarli al meglio con la bocca e con le mani. Anna sapeva che il suo padrone sarebbe stato felice di lei, della sua bravura. Ma lui sarebbe arrivato solo quella sera, per aprirla dietro, per godere di lei dove era più stretta. Ora Anna sentiva la sua fica calda, pulsante di piacere. Si sentiva una vera vacca. Ed era felice di esserlo. Mentre uno dei due uomini veniva nella bocca di Anna, impastandole i seni con le mani, l'altro si mise di lato e le strofinò per un attimo la punta del sesso bagnata di saliva sulla guancia, poi il suo sperma schizzò sul viso di Anna. Anna si ripulì velocemente il viso con la mano (un filo di sperma le rimase tra i capelli) e continuò a succhiare voluttuosamente i sessi dei due uomini, fino a che essi non furono completamente soddisfatti. Anna sentì il cazzo di un altro uomo, già duro e pulsante, sfiorarle il viso. L'uomo le spinse con rudezza la schiena in avanti, ed Anna si trovò carponi, con le mani e le ginocchia sulla paglia del suo giaciglio. L'uomo le allargò le cosce con forza e la prese da dietro. Il suo cazzo entrò nella fica di Anna, già aperta e bagnata, come nel burro fuso. Non impiegò molto a riempirla di sperma. Anna provò dei brividi di piacere quando sentì l'uomo venire dentro di lei. Poi dovette ripulirlo con la bocca, mentre il suo sperma le colava lentamente tra le cosce. Prima di sera, Anna aveva soddisfatto diversi uomini. Non aveva che la paglia del suo giaciglio per ripulirsi: il suo viso, i suoi capelli e il suo sesso erano impiastricciati di sperma. Fu così che il suo padrone la trovò quella sera. Quando lo vide, Anna andò verso di lui, guardandolo fisso negli occhi, poi si inginocchiò, estrasse il suo cazzo dai pantaloni, e cominciò a succhiarlo con dedizione. Con amore. Il suo padrone le annunciò che, da quella sera, lei avrebbe avuto un nuovo nome: Eva. Eva indossò con gioia il collare che il suo padrone aveva portato per lei. Sul collare c'erano una targhetta in argento con il suo nuovo nome, ed un piccolo campanellino in argento. Eva leccò le dita del padrone con gratitudine. Poi lui la guidò verso un tavolino basso e la fece piegare in avanti. Le sue dita entrarono facilmente nel sesso di Eva, dove lei era calda e bagnata. Eva gemette di piacere sentendo le dita del suo padrone entrare dentro di lei. Poi sentì quelle dita farsi strada dietro, dove lei era più stretta, usando solo un pò di saliva per lubrificarla. E provò un brivido. Il padrone giocherellò un pò con Eva, sculacciandola, allargando le sue natiche, mostrando le sue parti più intime agli uomini e alle donne ospiti della casa. Eva era rossa di vergogna. Eppure, sentire le mani del suo padrone che la palpavano, la aprivano, come se fosse una vacca, le dava un inspiegabile senso di orgoglio. Eva provò un brivido di piacere quando il suo padrone la sculacciò leggermente, chiamandola "la mia vacca". Il padrone ordinò ad uno degli uomini di tenere ben aperte le natiche di Eva prima di sodomizzarla. Quando il cazzo del suo padrone entrò bruscamente dentro di lei, Eva gridò di dolore. Le sue grida furono soffocate dal cazzo duro e caldo di un altro uomo, che la riempì fino alla gola. Lei dovette soddisfarlo. Il padrone continuò a lungo ad impalare Eva, senza pietà, tenendola per i fianchi, per le spalle, o per i seni. All'inizio il cazzo del padrone usciva da lei per qualche attimo, dandole un pò di respiro, per poi rientrare con forza. Ogni volta che quel cazzo entrava, Eva poteva sentire distintamente il glande, largo e tozzo, che la apriva fin quasi a spaccarla, poi l'asta, che si stringeva alla base, dandole un pò di tregua quando era tutto dentro. A volte Eva sentiva anche le dita di un altro uomo entrare dentro di lei, nella sua fica, fino in fondo, fino all'utero, e vibrare. Questo era solo piacere, piacere puro. Lentamente al dolore si aggiunse il piacere, un piacere indefinibile. Eva godeva ad essere aperta, sfondata, davanti e di dietro. Eva prese a desiderare che il cazzo del suo padrone fosse tutto dentro di lei, che la riempisse, che la sfondasse. Eva gemette quando il suo padrone la chiamò ancora "vacca", torcendole i seni ritmicamente, sussurrandole nell'orecchio che sapeva quanto le piaceva essere sfondata. Il padrone impiegò molto tempo prima di venire, facendo tintinnare ritmicamente il campanellino del collare di Eva ogni volta che la sbatteva. Nel frattempo, lei dovette soddisfare diversi uomini con la bocca. E diversi uomini infilarono le dita nella sua vagina, fino in fondo, facendola godere. Quanti uomini? Quante dita? Eva non lo sapeva. La sua fica era calda, aperta, pulsante. Eva gemette quando finalmente sentì lo sperma del padrone che la riempiva. In quel momento lui la teneva forte per le spalle. Eva poteva sentire il suo cazzo pulsare dentro. Dentro di lei. Eva si spinse all'indietro, per schiacciarsi contro di lui, per farlo godere meglio. Poi ebbe un orgasmo. Quando il padrone ebbe finito, Eva gli leccò le dita, felice di averlo fatto godere. Lui le offrì il suo cazzo da succhiare. Eva lo prese in bocca, avidamente.


(continua con: "Una vacca perfetta")
 



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