martedì 9 ottobre 2012

diario di una schiava - un ricordo recente - 2

Uno strappo al guinzaglio, l'ordine di mettersi a quattro zampe. La schiava cagna si accuccia, le mutandine che premono sulla fica gonfia e già bagnata. Viene spinta in avanti da una pedata data con violenza sul culo, fino a che si ritrova in angolo spoglio, tra due pareti.
 "Mettiti lì, faccia contro il muro. 
In ginocchio, schiava!"
le ordina il Padrone, e lei si muove fino a trovarsi con il volto che sfiora le mura, in ginocchio, le mani sulle cosce, gli occhi abbassati. Inizia a respirare velocemente. Il Padrone è dietro di lei, ne sente il respiro, ne percepisce la cattiveria e la frenesia, mentre la guarda. Sembra quasi che possa vederlo, tutti i sensi della femmina in calore sono dilatati, sensazioni, odori suoni... 
e Lui continua a non parlare.
 Un flash, una luce forte l'illumina, lampi che si susseguono. La sta fotografando, le fotografa il culo. Poi...  passi che scivolano fuori dalla stanza, rumori... la cagna non osa muoversi, le fanno male le ginocchia, le caviglie, vorrebbe cambiare posizione, solo sistemarsi meglio, ma sa che non può farlo. Dopo un tempo che le pare interminabile, volge piano la testa indietro, gli occhi che cercano di capire dove Egli sia... e subito la voce del Signore, tuonante, cattiva, imperiosa le si fa addosso, e con la voce il suo corpo, la prende per i capelli, la sbatte, le riporta la testa in avanti, incastrandola tra le pareti color mattone
"Che cazzo fai? Chi cazzo ti ha detto di voltarti schiava? Eh? Chi te lo ha detto..!" 
le urla, mentre le sbatte la testa. Lei trema, ha paura a rispondere, e mormora piano, con una voce da bambina terrorizzata  "... Nessuno signore.. non me lo ha detto nessuno... perdonatemi..." 
non fa in tempo a finir di parlare che un urlo animalesco, profondo,  le esce dallo stomaco e riecheggia nella stanza nuda, subito dopo che il frustino l'ha colpita con forza sulla natica destra. Lacrime che salgono agli occhi. Il rumore che fende di nuovo l'aria, quel rumore inequivocabile, repentino, che non lascia adito a niente altro che non sia una frustata, ancora. Viene colpita con maggior violenza sulla natica sinistra, e sobbalza, e si piega fino in terra, portando le mani a ripararsi dai colpi.
K.


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