giovedì 23 settembre 2010

Una giornata di F., la mia cagnetta


 

Da diversi mesi, F. aveva accettato di essere la mia cagnetta. Durante la giornata, mi aspettava in casa, vestita solo di un collare rosso. Sapevo che si annoiava. Certo, poteva ingannare il tempo guardando la tv, oppure uscire in giardino, passeggiare sull'erba, prendere il sole, o riposare all'ombra degli alberi ...

In realtà, F. desiderava solo che io tornassi a casa, e che la usassi come un oggetto di piacere. Ed io avevo imparato a trarre piacere da lei tutto il piacere che desideravo, usando tutte le sue aperture, in tutti i modi possibili. F. adorava essere usata da me, ed eseguire tutti i miei ordini, anche i più umilianti.

Avevo installato in casa casa diverse webcam, in modo da poter controllare F. anche quando ero in ufficio. Nei momenti liberi, mi piaceva guardarla aggirarsi nuda per la casa, per poi ordinarle di mettersi davanti a una webcam ed assumere la posizione che desideravo. Se io glielo chiedevo, F. era sempre felice di mettersi a quattro zampe, e divaricare bene le gambe per mostrarmi il suo sesso.








Quando F. era in bagno, potevo controllare tutto ciò che faceva attraverso le webcam. Prima di usare il water, doveva chiedermi il permesso. Mentre era seduta sul water, doveva tenere le gambe ben aperte, in modo che tutti i dettagli più intimi del suo corpo fossero visibili.

Al mattino, dopo aver fatto la doccia, F. doveva restare in bagno, nuda, in attesa. Sapeva che mi piaceva guardare il suo corpo da cerbiatta. All'inizio, le ordinavo sempre di mostrarmi i bellissimi seni, dalle grandi aureole rosate. Lei lo faceva con orgoglio. Poi le chiedevo di accarezzarsi i capezzoli, in modo da farli indurire. Non ci voleva molto. Poi F. restava immobile davanti alla webcam, in attesa della mia approvazione, o di un nuovo ordine da eseguire.

A volte, mentre F. si mostrava davanti alla webcam, capiva che nel mio ufficio non ero da solo. Altre persone la stavano guardando e ammirando. F. poteva sentire i loro commenti piccanti attraverso la webcam del mio PC. F. arrossiva di vergogna: lei avrebbe voluto mostrarsi solo a me. Ma io ero inflessibile: desideravo che F. eseguisse tutti i miei ordini, fino a che non ero soddisfatto di lei.

 

 

 
  

Di solito, prima di congedarla, chiedevo a F. di mostrare davanti alla webcam il suo punto più intimo, la piccola apertura rosea del suo ano. Nonostante io la usassi spesso, in quel punto era sempre piacevolmente stretta. F. odiava mostrare quella  parte così intima sapendo che forse degli estranei la stavano ammirando. Mentre si apriva per mostrarsi, a volte F. poteva udire i commenti salaci dei miei amici, che mi dicevano quanto ero fortunato ad avere una cagnetta così carina, e così piacevole da usare.  Quando le chiedevo di tornare a mostrare alla webcam il suo viso, F. era paonazza per la vergogna e l'umiliazione.

 


 


 


La sera, quando tornavo a casa, F. mi accoglieva festante. Si inginocchiava davanti a me, in attesa che estraessi il mio sesso, poi lo baciava con dedizione, e restava in attesa dei miei ordini.

Di solito, preferivo usare F. dopo cena. Quando cenava con me, F. restava sempre accucciata ai miei piedi. Spesso  le offrivo un bocconcino, che lei mangiava avidamente, leccandomi le dita. A volte, per farmi capire quanto desiderava essere usata da me,  F. si infilava in mezzo alle mie gambe, appoggiava le labbra sul mio sesso, e lo baciava attraverso la stoffa dei pantaloni; oppure strofinava il suo sesso contro la mia gamba.

 




 

Dopo cena, preparavo  F. per essere usata. Mi piaceva portarla al limite dell'eccitazione, prima di usare le sue aperture per il mio piacere. Di solito, dopo averla fatta mettere a quattro zampe, con le cosce ben divaricate, le infilavo dentro due vibratori, uno per l'ano e uno per la vagina.  Potevo sentire il suo clitoride che si induriva sotto le mie dita, mentre il suo sesso cominciava a colare. Dosavo la velocità del vibratore all'interno del suo sesso in modo da portarla ai confini dell'orgasmo. Ma questo sfogo le era negato: le avevo vietato severamente di arrivare all'orgasmo senza il mio permesso.

Quando estraevo i due vibratori, F. restava immobile, tremante di piacere, in attesa del mio sesso. Di solito preferivo usare la sua apertura più stretta. F. godeva molto ad essere usata così, ma sapevo che avrebbe preferito sentire il suo sesso riempito dal mio fallo. Io le concedevo raramente questo privilegio: mi piaceva godere del suo corpo, e nello stesso tempo lasciarla inappagata, affamata di piacere ...




NdA. Le fantasie erotiche esposte in questo racconto sono proprietà privata di Mademoiselle F.

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Oltre il delta di Venere by S. Naporaz is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
 

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