sabato 13 novembre 2010

Lettera ai razzisti italiani




C’è questa via di mezzo tra il cittadino perennemente indignato che non partecipa alla vita pubblica e sociale se non quando c’è da mostrare una espressione disgustata per le pessime condizioni in cui vivono alcuni immigrati e la cittadina che assume una posa caritatevole e concede allo straniero giusto un attimo di pietà. L’attimo dopo gli dice che per il suo bene sarebbe meglio che se ne tornasse a casa sua.


C’è quello che costringe lo straniero alle sue pessime condizioni e nel frattempo ci guadagna. Ruba un affitto scandaloso, chiede la tangente per il suo silenzio, lo paga pochi euro all’ora senza contratto di lavoro, gli promette mille cose per poi non dargli niente, infine gli chiede migliaia di euro per una dichiarazione di assunzione che non servirà a niente.


C’è la signora tanto buona e tanto simpatica, che parla con le vicine e dice che sta compiendo un’azione caritatevole. Tiene in casa la straniera per due soldi, le fa pulire tutto da cima a fondo e poi le delega la sopravvivenza del vecchio di famiglia che non ha uno stato sociale al quale rivolgersi per trascorrere con dignità e autonomia gli ultimi anni della sua vita.


C’è quello che partecipa alle marce razziste della destra e poi chiama lo schiavo straniero per fargli ampliare la veranda della villetta. Naturalmente in nero.


C’è tutto un insieme di persone che sono nutrite da questa schiavitù che serve a derubare persone trattate come criminali perché se li tratti da criminali puoi prendergli tutto e loro non possono fare niente per difendersi.


Tutti i provvedimenti razzisti, a partire dalla legge bossi-fini, servono a creare un flusso di denaro che gli italiani guadagnano sui ricatti.


Ed è la stessa cosa che accadeva con le leggi razziali nel periodo di mussolini e hitler. Tante persone, esseri umani, trattati come bestie, privati di ogni briciolo di dignità, ricattati, che rifocillavano i bravi vicini di casa che comunque li denunciavano, i funzionari che vivevano di corruzione e non mantenevano le promesse, quelli che crearono lo sporco commercio dei lasciapassare fasulli, i documenti, quel maledetto pezzo di carta che costava sacrifici, vite, e che tante donne ripagavano subendo uno stupro dopo l’altro. Proprio come ora. Tutti pagano, con denaro e con la carne. Che si chiami Mohamed o Ruby.


La clandestinità arricchisce chi la impone e domina. Crea un terreno di bieco sfruttamento. Fa circolare soldi.


Vale lo stesso principio che per qualunque altra cosa mantenuta nell’illegalità. Si crea un terreno sotterraneo che per alcune cose si chiamava contrabbando, per le donne si chiama “tratta”, per gli schiavi stranieri si chiama commercio in vite umane.


Il razzismo serve ad arricchire la gente come voi. Quelli che storcono il naso. Che sono pronti a mandare l’sms di aiuti per i patetici telethon e che non darebbero neanche una monetina per fare sopravvivere un lavavetri che passa tutta la sua giornata sotto la pioggia.


Siete voi quella banalità del male di cui parlava Hannah Arendt quando ricordava i burocrati dei timbri e del calcolo degli esseri umani che venivano deportati e cacciati in quel limbo infinito che significava manodopera gratis per arricchire l’industria della crudeltà.


Il razzismo è un business e voi cittadini tanto perbene, che vi arricchite sulle spalle di questa gente, persone come voi, che parlano un’altra lingua e vengono da altre nazioni, partecipate a questo business a piene mani.


Meritate tutto il disprezzo possibile, anzi, detto più chiaramente, fate schifo, e non può esserci nulla che mi farà mai cambiare idea perché io so riconoscere la differenza tra un essere umano e un mostro di egoismo, ipocrisia, avidità e crudeltà.


Sembrate accattoni che rubano la pelle delle persone, strato dopo strato, poi il tessuto muscolare, senza fermarvi neppure a lasciare intatto uno scheletro sul quale potranno piangere quelli che quel corpo lo avevano amato.


Sembrate sciacalli con la bava alla bocca, con gli occhi bovini e l’espressione di un miserabile qualunque. Di quelli che se trovano un uomo, o una donna, a terra, in difficoltà, invece di dargli soccorso gli sputano addosso, lo rapinano e poi l’accusano di averli fatti inciampare.


Sembrate, anzi siete esattamente come i nazisti perché quella non è una parola vuota e perché il nazismo non era fatto soltanto dai crudeli soldati che mandavano a morire altri esseri umani che non avevano commesso alcun reato se non quello di esistere.


Il nazismo era così banale. Davvero tanto banale. E lo è tutt’ora.
Il nazismo sei tu che pensi ad una società iniqua, creata sull’odio e le differenze sociali.


Il nazismo sei tu che immagini di avere più diritti di uno straniero per il colore della tua pelle, per il tuo accento padano, per la tua ridicola idea di società chiusa, in cui l’industria che ha licenziato tuo figlio può delocalizzare in un altro paese e il cittadino di quello stesso paese non può venire in italia perché l’unica cosa che viene ammessa in italia è la merce. Incluso i “flussi” di esseri umani. Merce anche quella. Che viene usata e poi buttata via quando non serve più.


Per ogni soldo guadagnato dallo sfruttamento degli esseri umani. Per ogni moneta passata dalle mani stanche di un immigrato alle vostre, bianche e grassocce. Per ogni favore che ottenete grazie ai ricatti.


Possa accadere a voi quello che state facendo patire agli altri. Perché non c’è perdono. Non c’è conciliazione. Non c’è pacificazione sociale quando un intero popolo di barbari e incivili ignoranti dichiara guerra all’umanità nei suoi valori più veri.


Ve lo auguro di tutto cuore perché seminate morte, odio, cattiveria allo stato puro e non meritereste alcuna considerazione sociale perché una società che si rispetti non può essere dominata da esseri come voi.


Perciò vi lascio al mio profondo disprezzo, alla mia opposizione politica, alle maledizioni del vostro Dio, quello di cui vi servite per umiliare chi prega altri simboli.


Vi lascio al vostro Gesù, che secondo quello che voi raccontate era povero e stava dalla parte dei deboli e non di quelli come voi.


Vi lascio a lui perché, che voi lo sappiate o no, Dio è morto e suo figlio in questo momento è attaccato ad una gru.



Fonte: Femminismo a Sud





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